Riaprono le scuole, riecco i bulli. Riconoscere i segnali
Al rientro dalle vacanze, solitamente sono i genitori a tornare per primi alle attività quotidiane. Bambini e ragazzi hanno ancora un po’ di tempo da dedicare al riposo, al divertimento e allo svago prima di riprendere la scuola. Per alcuni di loro sarà particolarmente difficile, perché ritroveranno i “bulli”, gruppi di compagni o singoli individui che li prenderanno di mira, rendendo il prossimo anno scolastico abbastanza drammatico e sofferente: non avranno la forza e il coraggio di difendersi, si sentiranno angosciati e perseguitati, emarginati e vittime della prepotenza, costantemente mortificati. È una condizione dalla quale difficilmente si riesce ad uscire.
E se fosse uno dei vostri figli a sentirsi così?
I genitori sono gli unici a poter osservare la presenza di alcuni campanelli d’allarme e, purtroppo, sono spesso tra gli ultimi ad accorgersi di ciò che succede e attribuiscono molti dei sintomi ai cambiamenti adolescenziali, alla svogliatezza, al carattere, etc. Eppure le vittime dei bulli soffrono tantissimo e non riescono a gridare la loro richiesta di aiuto. Ecco quindi alcuni indicatori che possono aiutare i genitori a comprendere se il proprio figlio possa trovarsi in una situazione del genere. Solitamente la vittima di bullismo inizia a manifestare riluttanza o paura di andare a scuola. Frequentemente emergono difficoltà di concentrazione e di apprendimento e il rendimento scolastico inizia a calare. Possono comparire sintomi fisici (mal di testa, mal di stomaco o mal di pancia) e sintomi psicologici (disturbi del sonno, incubi, attacchi di panico, ansia, sbalzi di umore); a lungo termine possono emergere anche depressione, comportamenti autodistruttivi, abbandono scolastico, ritiro sociale e problemi nell’adattamento socio-affettivo.Esistono poi altri eventuali indicatori, che possono aiutare i genitori nella comprensione dell’eventuale difficoltà dei figli, come ad esempio tornare a casa con vestiti sgualciti o stracciati, oggetti personali rovinati, evitare di portare a casa i compagni di classe oppure evitare di frequentarli al di fuori dell’orario scolastico. Nei casi più gravi i soggetti potrebbero nascondere lividi, tagli, graffi o ferite oppure rubare denaro ai propri familiari Se i genitori sono l’elemento chiave per scoprire se si è davanti ad un caso di bullismo, gli insegnanti sono invece coloro che possono aiutare le famiglie e sostenere gli attori di questi drammi. Punizione dei bulli e protezione delle vittime pare non apportino risultati definitivi e stigmatizzano i ruoli; possono invece aiutare la vittima a responsabilizzarsi e far capire al bullo che è il suo comportamento ad essere condannato e non la persona, possono lavorare sui buoni comportamenti, favorire e promuovere la mentalità del rispetto e della solidarietà tra i ragazzi. Non lasciamoli soli.
di Luca Pizzonia – psicologo psicoterapeuta
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