Intervista a Mario Coppeto: “Un simbolo per tutti”
Presidente, come è nata l’idea di collocare la Mehari appartenuta a Giancarlo Siani nella nascente “Rotonda della Legalità” in Via Caldieri? “La Mehari sulla quale venne ucciso Giancarlo Siani rappresenta un simbolo di libertà. L’auto, molto in voga tra i giovani degli anni ottanta, era espressione del senso di libertà giovanile. La sua tipologia, auto scoperta e poco costosa, era l’ideale per un giovane( come lo era d’altronde Giancarlo) per manifestare il proprio senso di libertà e provare ad esplorare il mondo. Aver riportato, dopo tante ricerche, l’auto nella città di Napoli significa consacrarla a valore universale con tutto il simbolismo che essa rappresenta. Per questo motivo il 23 settembre del 2011( l’anno in cui è stato eletto Sindaco de Magistris), durante la cerimonia di commemorazione alle Rampe intitolate a Siani, il sottoscritto, Paolo Siani ed il Sindaco decidemmo di consegnare la Mehari al territorio collinare a perenne memoria del sacrificio di Giancarlo”. Cosa rappresenterà, per Napoli e per il Vomero, la Rotonda della legalità? “Quando decidemmo di collocare la Mehari al Vomero si stavano ultimando i lavori per la realizzazione di una rotonda all’uscita della tangenziale di via Caldieri. Lavori voluti dalla Municipalità e realizzati, come opera di compensazione, dai cittadini componenti della “Cooperativa Parco dei Fiori” che stava per realizzare un parcheggio privato in via de Ruggiero. Proposi al Sindaco e a Paolo Siani quella destinazione, che fu subito accolta. Pensammo allora che quell’ingresso al territorio dovesse avere una funzione altamente simbolica e riconoscibile. Giancarlo Siani ha vissuto per difendere la legalità come valore universale e la verità attraverso la libertà di espressione. Questo è il motivo principale per cui vogliamo che quella rotonda in via Caldieri venga chiamata “Rotonda della Legalità”. Vogliamo che chiunque arrivi al Vomero e all’Arenella da quella direzione sappia che entra in un territorio che ha dato un grande tributo di sangue per difendere la verità, la libertà e la legalità. Così come, quarant’anni anni prima, nel 1943, contro i nazifascisti, furono altri giovani a difendere con la propria vita gli stessi principi”. Qualche anno fa è stato bandito un concorso di idee, che ha regolarmente decretato i vincitori, per scegliere il monumento da erigere in Via Caldieri e su cui collocare la Mehari. A settembre ricorrerà il trentesimo anniversario della morte di Giancarlo Siani. Quando inizieranno i lavori per l’installazione dell’opera? Il Sindaco volle che a realizzare l’opera da posizionare alla Rotonda fossero artisti, architetti ed altri professionisti della cultura scelti attraverso un bando di concorso internazionale. Abbiamo lavorato a lungo per esaminare le decine di proposte arrivate. Una commissione di altissimo profilo, presieduta dal Sindaco e della quale sono stato onorato di fare parte, ha selezionato una bellissima opera di tre giovani professionisti. L’istallazione è un’operazione complessa perché richiede la conoscenza minuziosa dell’area sulla quale va posizionata l’opera. E’ utile ricordare che la rotatoria poggia su un basamento di metallo e cemento armato che caratterizza lo svincolo della tangenziale di via Caldieri, costruito dopo il terremoto dell’ottanta. Tecnici del comune sono al lavoro per assicurare tutto quanto necessario per un ancoraggio adeguato e sicuro. L’obiettivo di tutti è che l’istallazione sia pronta per il trentesimo anniversario dell’uccisione di Giancarlo, il prossimo 23 settembre. Sarebbe molto grave se si sciupasse quest’occasione. Mi aspetto dal Sindaco un impegno straordinario per garantire il rispetto della data. Trenta anni dopo, quale è il lascito del sacrificio di Giancarlo Siani? “Siani resta per tanti di noi della sua stessa generazione, ma anche per i nostri giovani, colui che non si è piegato ad una logica perversa; quella del silenzio di chi, per quieto vivere, gira la faccia da un’altra parte. La vicenda professionale ed umana di Giancarlo ha aperto uno spartiacque nella coscienza collettiva. Sulla sua drammatica vicenda, tenacemente tenuta viva dal fratello Paolo, dalla rete di associazioni,dalle rappresentanze istituzionali, dalla buona politica e da quanti hanno a cuore i valori più alti e nobili della verità, si è costruito quotidianamente un edificio per affermare il principio di legalità contro ogni forma di sopraffazione. Roberto Saviano, con Gomorra e la conseguente tragedia umana che lo condanna a vivere in maniera drammatica, rappresenta l’esempio più alto di come il sacrificio di Siani non solo non è stato vano, ma, al contrario, produce a distanza di anni nuovi testimoni all’altezza di quel sacrificio”. Salvatore Buglione, Silvia Ruotolo e Giancarlo Siani: tre vomeresi vittime innocenti della camorra. In che modo le loro drammatiche vicende hanno segnato la vita e la storia del Vomero? “Le tre vicende, seppur diverse per come si sono determinate, hanno in comune tra loro il tema del “Sacrificio”. Persone giovani, Giancarlo giovanissimo, che hanno sacrificato la loro vita svolgendo semplicemente il loro mestiere di uomini e donne. Un giornalista che racconta la verità, una mamma che accompagna il proprio figlio, un lavoratore che conclude la propria giornata di lavoro. Ognuno di loro incontra la morte per mano altrui. Altri che decidono di uccidere deliberatamente pur di affermare la propria voglia di sopraffazione e di potere criminale. Le tre vicende hanno però risvegliato le coscienze e hanno prodotto nuova consapevolezza, soprattutto tra i giovani. Tanti sono oggi i giovani che si avvicinano alla vita associativa e politica del territorio collinare portando con sé, nel proprio bagaglio delle conoscenze, le tre tragiche vicende come paradigma del riscatto. A questo obiettivo hanno molto contribuito la scuola e le istituzioni del territorio che non hanno mai smesso di raccontare e ricordare le vicende di chi ha sacrificato la propria vita per svolgere con onestà il proprio ruolo. Alle tre tristi vicende va aggiunto anche il drammatico avvenimento che si verificò in altra parte della città e cioè l’uccisione di Maurizio Estate, il cui ricordo vive sul territorio collinare grazie all’associazione antiracket del Vomero e dell’Arenella a lui intitolata. Oggi l’intero corpo sociale della Quinta Municipalità vive con grande consapevolezza l’eredità di questi sacrifici elevandoli a valori universali a cui ispirarsi per la costruzione di una società migliore. Esattamente come fu per i “Ragazzi del 1943”.
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