Pesaola, bandiera azzurra che infiammò il Vomero
Si è spento ad 89 anni il “Petisso” Bruno Pesaola. Un piede sinistro capace di disegnare con il pallone traiettorie perfette destinate ai compagni d’attacco, il cappotto portafortuna color cammello indossato da allenatore anche sotto il solleone, 40 sigarette fumate ogni giorno, anche di domenica sulla panchina, ed un amore grande e smisurato per Napoli, «un posto dove non ti senti mai solo» diceva. Questo era Bruno Pesaola, il Petisso, che significa piccoletto (era alto 1 metro e 65 centimetri), calciatore ed allenatore capace di sentirsi legato alla maglia azzurra più di tanti altri campioni. I nostri genitori e nonni lo ricordano con commozione, perché lui li ha fatti sognare sul campo del Vomero, lo stadio “Arturo Collana” di piazza Quattro Giornate. Un giocatore ed un uomo talmente legato alla maglia del Napoli ed alla città da decidere di restarci a vivere tutta la vita. “Sono un napoletano nato per sbaglio a Buenos Aires”, amava dire il Petisso mentre sul campo infiammava i tifosi del Vomero che ammiravano i suoi dribbling e le sue giocate nell’allora stadio del Napoli, il campo “Collana”. Pesaola viveva al Vomero, in via Manzoni, in una casa dalla quale ammirava tutti i giorni lo stadio San Paolo. Il giornalista Mimmo Carratelli, nonché amico del Petisso. ricorda che “Bruno Pesaola era un uomo della notte, la favola del calcio e il whisky, le sigarette, una dietro l’altra, dai primi appuntamenti al “Ragno d’oro” al Vomero, quando arrivò da giocatore e abitava all’Arenella, a tutte le notti delle vigilie del Napoli”.
Ciao grande Petisso.
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