Le vie d’accesso al Vomero: il Petraio e S. Francesco
Percorriamo il Petraio, il cui toponimo è dovuto alla natura pietrosa del luogo, iniziando dalla sommità delle prime rampe di via Annibale Caccavello dove è la storica Villa Giannone, incontriamo via Antonio Mancini con il Poggio Ravaschieri, poi il Largo Petraio dalla superstite fontanella, alcuni bassi, ora disabitati, sottostanti Villa De Rosa, dalla neoclassica terrazza merlettata sotto S. Elmo, da dove, fino a poco tempo fa, si poteva accedere dalla parte superiore, dal vicolo di Villa Covino e Villa Fermariello, comunicante con i giardini sotto Castel S. Elmo, poi, definitivamente occluso al pubblico.
Dopo alcuni antichi fabbricati ci si trova al vialetto della stazione intermedia della Funicolare Centrale. Si passa sotto un arco di fianco Villa Clotilde e Villa Curci e si giunge alla biforcazione delle scale di S. Maria Apparente e del sottoportico che mena a via Palizzi. L’altro ramo della rampa incontra un’edicola religiosa, sotto la quale, una lapide con iscrizioni votive cela una cavità che, al tempo di guerra, serviva da ricovero dai bombardamenti e da rifugio durante le razzie tedesche e che in oscuri camminamenti, portava a grotte comunicanti con la galleria della Funicolare Centrale e di S. Elmo.
Si giunge, infine, al Corso Vittorio Emanuele, altezza Cariati dalla targa secolare:”Salita che mena a S. Martino ed Antignano” Questi luoghi hanno visto girare film del neorealismo, come “Processo alla città” o “I Guappi”, ed hanno stimolato artisti, letterati e poeti per la creazione di dipinti, poesie, e sceneggiate ed anche fatti storici, da Masaniello alla Repubblica Partenopea del 1799, quali Luigia Sanfelice, Eleonora Pimentel Fonseca, Gennaro Serra e le orde del Cardinale Ruffo, che si portavano a S. Elmo per il triste epilogo.
Calata S.Francesco:
Prende il nome da S. Francesco di Paola, Patrono del Convento del ‘500, che era nei pressi della antica calata.Ma il suo nome di più antica origine era: ”via che discende a Chiaja”.
Una targa posta all’inizio della prima rampa recita” Calata S. Francesco, già Salita Vomero”, e le scale proseguono con intervalli di piani e piazzole, passando avanti una antica Cappella, si giunge in via Tasso, si prosegue al Corso Vittorio Emanuele e giunge in via Arco Mirelli, fino alla riviera di Chiaia, incontrando villa Zumbini, villa Bifani, Villa Vellusi, il Convento delle Suore dell’Immacolata ed alcune abitazioni di personaggi illustri. Questa Calata è stata testimone di chi scrive, insieme a coetanei, per precipitose ed affannose corse per la scuola, ricordando, tra l’altro, l’evento straordinario della nevicata del 1956, dalle spettacolari scivolate e delle sue frequentazioni in Villa Comunale, quando lavorava come assistente al Teatro del Popolo, che insieme al narrato, restano impresse nel cuore e nella memoria, affinchè tutto ciò non venga dimenticato.
Mimmo Piscopo
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