Coming out dichiarare la propria omosessualità
Il coming-out è la decisione, consapevole, di dichiarare la propria omosessualità. Il termine deriva dall’inglese «coming our of the closet», cioè «uscire allo scoperto» (letteralmente «uscire fuori dall’armadio»).
E’ un processo molto difficile e fonte di sofferenza e stress, durante il quale si possono identificare due distinte fasi.
La prima è quella dell’auto-accettazione. Già dal periodo dell’esplorazione della propria identità sessuale, i giovani gay e lesbiche si confrontano con la difficoltà della società ad approvare l’omosessualità; diventa quindi inevitabile la percezione di sé stessi come diversi e sbagliati e, soprattutto, l’emergere di comportamenti come ritiro sociale e isolamento. Questo accade nella quasi totalità dei casi degli adolescenti omosessuali e la difficoltà a parlare di sé con genitori e amici fa sì che la percezione della propria diversità aumenti.
È necessario quindi capire la propria sessualità e sentirsi in diritto di viverla in piena libertà (coming-out interiore)
La seconda fase è quella della comunicazione agli «altri». Nel momento in cui l’individuo ha accettato e riconosciuto la propria omosessualità, inizia a liberarsi dello stress del doversi nascondere continuamente, di indossare una maschera che ha un peso emotivo enorme. Questa fase, in fondo, non terminerà mai, poiché l’individuo entrerà in contatto sempre con nuove persone e potrà decidere a chi rivelarsi e in che modo.
Alcune ricerche hanno dimostrato che coloro che arrivano a dichiarare apertamente il proprio modo di essere risultano molto più forti e sicuri in sé stessi, quindi anche l’autostima ne trarrà beneficio.
Come uno psicologo può aiutare un individuo in questa situazione? In primo luogo va ribadito con enfasi che essere omosessuali NON E’ una malattia, quindi non esiste alcun trattamento in quanto non c’è nulla da curare, bensì una normale variante, non patologica, del comportamento sessuale. Gli stessi Ordini degli Psicologi vietano esplicitamente l’utilizzo di terapie cosiddette «riparative».
In secondo luogo il professionista aiuta l’individuo durante il cammino per capire meglio sé stessi, per cercare di dipanare dubbi sulla propria sessualità, per fornire strategie utili per il coming-out e arrivare, finalmente, alla possibilità di esprimere liberamente e vivere serenamente la propria vita relazionale-sessuale.
Luca Pizzonia – psicologo / psicoterapeuta
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