La bulimia fame di emozioni
La bulimia è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da episodi di impellente, compulsiva e rapida ingestione di grandi quantità di cibo (definita “abbuffata”), in genere ad elevato contenuto calorico. La convinzione di essere in sovrappeso e l’incapacità di controllare l’apporto alimentare portano il soggetto bulimico ad utilizzare mezzi estremi per controllare il proprio peso corporeo. Tale desiderio di autocontrollo il più delle volte deluso, costituisce un aspetto cardine di questa patologia. L’assunzione di cibo, che si verifica spesso in solitudine, è accompagnata da una depressione del tono dell’umore ed è seguita da un grave senso di colpa e da un elevatissimo senso di scoraggiamento. Può essere definita “abbuffata” l’introduzione in un definito periodo di tempo (ad esempio due ore) di una quantità di cibo decisamente maggiore rispetto a quella che la maggior parte delle persone consumerebbe nello stesso arco di tempo, accompagnata dalla sensazione di aver perso il controllo e di non riuscire più a smettere di mangiare. A questi episodi di perdita di controllo sul cibo fanno seguito contromisure di compenso rispetto all’eccessiva ingestione di alimenti. A cosi inizio il circolo vizioso della bulimia che alterna abbuffate e comportamenti eliminativi e di restrizione in un crescendo di senso di colpa, vergogna ed insoddisfazione personale. La dieta in questo modo aumenta, attraverso il rinforzo dello stimolo della fame e la vulnerabilità alle abbuffate. In questo caso la dieta consiste nel tentativo di non mangiare o mangiare molto poco iniziando già dal mattino e proseguendo nella giornata, per poi ritrovarsi a cena incapaci di controllo e quindi abbuffarsi. La conclusione più frequente della crisi bulimica è il vomito autoindotto mediante la stimolazione della faringe o l’assunzione di enormi quantità di liquidi ( principalmente acqua oppure latte) atta a provocare la stessa reazione. È frequente, inoltre, a seguito di “un’abbuffata” l’abuso di diuretici, lassativi e/o farmaci dimagranti.
La bulimia che, come gli altri disturbi del comportamento alimentare, colpiva principalmente le donne, in una fascia di età ristretta (l’adolescenza), si sta diffondendo con notevole rapidità, interessando sempre più anche gli uomini e ampliando la fascia di popolazione colpita. L’età di esordio della patologia si è abbassata, con un aggravamento della prognosi e la necessità di un trattamento differenziato e complesso, specifico per i disturbi dell’età evolutiva e dell’adolescenza. La bulimia non è un semplice problema con il cibo. Bisogna chiarire che chi soffre di bulimia non vomita perché si sente troppo pieno. Il vomito diventa un vero e proprio rito, al quale non sono ammessi partecipanti, osservatori, nessuno che possa in qualsiasi modo impedire di buttar fuori tutto quello che si ha dentro. Non a caso non parlo di cibo, lui non c’entra nulla. Non è il protagonista di questa storia. Gli attori principali sono il dolore, le emozioni. La bulimia è un problema di origine psicologica e solo in secondo luogo un problema di carattere alimentare. Un soggetto che soffre di bulimia non si provoca il vomito perché ha mangiato troppo. Un soggetto bulimico sa già che vomiterà prima ancora di decidere cosa mangiare. Il vomito è premeditato e può presentarsi anche dopo aver mangiato solo un paio di biscotti. La bulimia può causare una distorsione della propria immagine corporea, che si manifesta con il pensiero di essere troppo grassi, con l’odio verso il proprio aspetto fisico e con il timore di ingrassare. Per questo motivo chi ha questo problema si sottopone spesso ad una estenuante attività fisica nella speranza di bruciare quante più calorie possibili. La bulimia, inoltre, può causare stati d’animo anomali: il soggetto bulimico può avere sbalzi d’umore, può essere triste o può non aver voglia di uscire con gli amici. Può isolarsi nel momento dei pasti, mangiando da solo in cucina, in camera, in bagno. Può nascondere cibo per avere la certezza di averne le giuste quantità per vomitare più facilmente.
Il pericolo principale della bulimia non è la malnutrizione come nel caso dell’anoressia (disturbo dell’alimentazione in cui il soggetto riduce drasticamente il consumo di cibo). Chi soffre di bulimia può essere sottopeso ma anche sovrappeso o mantenere il peso forma. Il rituale del vomito e l’utilizzo di diuretici/lassativi può causare però problemi importanti a carico di tutto l’organismo. Da problemi meno rilevanti come l’erosione dello smalto dentale, abrasioni delle nocche delle mani (per l’induzione del vomito con le dita), pelle secca, sensibilizzazione dentale, rallentamento della funzionalità intestinale, ciclo mestruale irregolare, si può arrivare a problemi molto seri come l’indebolimento del muscolo cardiaco, carenze elettrolitiche dovute ai numerosi episodi di vomito, problemi renali dovuti all’abuso di diuretici, amenorrea e formazione di ulcere e lacerazioni gastro-esofagee.
È importante sapere però che dalla bulimia si può guarire. Basta seguire la strada giusta. È fondamentale per chi soffre di questo tipo di problema seguire un percorso che preveda una presa in carico a 360°, da parte di un’équipe, formata dal medico, dietista, psicoterapeuta, psichiatra (e altre figure professionali ove necessario), che si occupi di tutti gli aspetti caratterizzanti il disturbo. Non si può pretendere di guarire dalla bulimia seguendo una semplice dieta, cosi come è difficile venir fuori da questo problema seguendo soltanto una psicoterapia. È necessario quindi un approccio di tipo integrato. Un cammino nutrizionale parallelo a quello psicologico, ricordando che la bulimia, pur sembrando un problema di natura nutrizionale, nasconde un iceberg fatto di emozioni che hanno bisogno di venire allo scoperto.
Simona Cavallaro – Dietista
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