La città illegale: i progetti dimenticati
Il vigile urbano in servizio a Palazzo San Giacomo parcheggia l’auto sulla pista ciclabile. Deve prendere servizio. E allora lascia la sua macchina nel posto più comodo: proprio sotto all’edificio in cui deve lavorare. Poco gli importa se ingombra il passaggio delle biciclette, se proprio in quel punto c’è un divieto di sosta con rimozione con carro gru: l’unica cosa che conta è risolvere il suo problema di trovare un posto in cui parcheggiare. Che poi è il problema di tutti i napoletani. Forse, il vigile urbano in questione, è convinto che gli bastino gli adesivi di appartenenza al sindacato della Polizia Municipale per poter parcheggiare l’auto in divieto di sosta. Per essere un “intoccabile”. Infatti, i suoi colleghi, riconoscendo la vettura, non provvedono a staccare nessuna multa. Perché dovrebbero? A Napoli si dice che chi lasci in auto un simbolo di appartenenza alla Polizia Municipale (cappello, paletta o pettorina) sia quasi immune dalle contravvenzioni secondo un presunto accordo tacito tra colleghi. Una circostanza, questa, che si nota talvolta nelle fermate dei bus di piazza Trieste e Trento o piazza del Gesù, dove alcuni vigili urbani non si fanno scrupolo di occupare la pensilina destinata agli utenti del trasporto pubblico pur di raggiungere con la propria vettura il luogo di lavoro. Comportamenti, questi, che purtroppo minano la fiducia dei cittadini nell’operato dei vigili urbani. Come spesso accade, poche mele marce rovinano l’immagine della maggioranza di persone oneste e valorose.
Ma non sono solo i comportamenti dei singoli a destare perplessità nei cittadini. A minare la fiducia dei napoletani nei vigili urbani ci sono anche alcune iniziative intraprese negli ultimi anni dalla Polizia Municipale e pubblicizzate in pompa magna che, poi, puntualmente sono state abbandonate dopo poco. Si pensi alla recente introduzione del servizio di appostamento al Vomero per controllare che i padroni dei cani non lascino gli escrementi degli animali nelle strade: è durato pochi giorni, poi, quando è cambiato il responsabile dell’Unità operativa vomerese, i controlli sono terminati. Si pensi al servizio di rimozione delle carcasse di auto e motorini: nei proclami fatti sui giornali, attraverso un comunicato stampa della Polizia Municipale, si annunciava che da quel momento in poi sarebbe bastato comporre un numero telefonico, lo 0817513177, per far rimuovere un motorino oppure un’auto abbandonati: nei fatti, oggi, a quel numero risponde una voce registrata che dice che “il numero non è attivo”.
E ancora: le vigilesse messe a disposizione dei turisti nella Galleria Umberto I? Che fine hanno fatto? L’ultimo progetto tramontato sul nascere riguarda le biciclette elettriche della Polizia Municipale. Sono sparite. Nessuno le trova più. Furono presentate in pompa magna a Chiaia due anni fa, poi messe nel Centro storico a presidiare il flusso dei turisti nell’area pedonale dei Decumani. Eppure, oggi sono sparite. Non circolano più: nella migliore delle ipotesi sono ferme in un deposito. “La solita farsa”, commentano i cittadini. E c’è chi sui social network ironizza: “I vigili urbani in bicicletta? Si, li ho visti al Giro d’Italia: si erano persi”.
Così come, non fa bene ai cittadini notare che in alcuni quartieri ci sia una massiccia presenza di vigili urbani mentre in altri sia praticamente quasi nulla o comunque molto meno percettibile. Basti vedere che tutti i giorni in via Toledo “sfilano” numerosi agenti della Municipale in auto, moto oppure appiedati mentre contemporaneamente nel rione Sanità può succedere che non ve ne è nemmeno uno.
Un paradosso grande quanto una casa riguarda il Vomero: mentre nelle vie dello shopping, quali via Luca Giordano e via Scarlatti, ogni giorno ci sono tanti vigili in servizio, paradossalmente nelle strade in cui ci sarebbe più bisogno di loro, non se ne trova neanche uno.
Nello specifico, nella zona dell’ospedale pediatrico Santobono, in via Caiazzo, via Mosca e largo Celebrano, i vigili urbani si fermano a multare le auto in sosta vietata solo una volta ogni tanto. Poi, tutti i restanti giorni dell’anno, in queste strade così come in quelle di tutte le aree adiacenti agli ospedali napoletani, regna la legge dei parcheggiatori abusivi. Le auto nelle strisce blu solo in teoria sono regolamentate dai “vigilini” della Napolipark: nella pratica, sono i “guardamacchine” a gestire questi spazi comunali. Poche sono le multe elevate dalla Napolipark, pochi gli introiti che finiscono nelle casse del Comune, molte le “mance” che intascano gli abusivi. I quali, addirittura, secondo le segnalazioni di alcuni automobilisti, in alcune zone della città, indicherebbero agli stessi dipendenti della Napolipark le auto da sanzionare dal momento che i loro conducenti non hanno provveduto al pagamento del pizzo sulla sosta. Così si spiegherebbe la presenza di automobili con i tergicristalli sollevati: il segnale che indicherebbe l’automobilista da punire con la multa.
Eppure, ai residenti delle zone in cui regnano indisturbati i parcheggiatori abusivi, capita di vedere perfino che i vigili urbani, di tanto in tanto, si fermino in zona a parlottare con i parcheggiatori abusivi. Forse è un modo per far sentire la presenza delle istituzioni sul territorio, ma di fatto poi gli agenti vanno via e gli abusivi restano ad imporre il pizzo sulla sosta in una condizione di completa anarchia del territorio. Una situazione, questa, che si verifica anche a Fuorigrotta ogni qual volta c’è la partita del Napoli. Tutte le strade ed i marciapiedi situati nella zona dello stadio San Paolo diventano aree a disposizione dei parcheggiatori abusivi che, senza alcun timore, impongono il pagamento di 5 euro ad ogni automobilista che si reca allo stadio.
Nessuno mette in discussione l’impegno degli agenti di Polizia Municipale per arginare il fenomeno dei parcheggiatori abusivi, ma l’efficacia delle sanzioni amministrative è quasi pari a zero. I guardamacchine, infatti, sono per lo più “nullatenenti”, per cui non pagano le sanzioni che gli fanno i vigili urbani. L’unico modo per fermarli, per fronteggiarli seriamente, sarebbe quello di fare degli appostamenti in borghese e, fingendosi automobilisti, cogliere in flagranza del reato di tentata estorsione gli abusivi che impongono il pagamento del “pizzo” sulla sosta. Che varia dai 2 ai 5 euro a seconda del quartiere e della presenza di eventi importanti in zona. La presenza dei parcheggiatori abusivi, e di conseguenza l’impotenza dei vigili urbani, è un fenomeno talmente vasto che ha portato qualche cittadino a redigere, attraverso il sito internet Google Map, una cartina geografica della città di Napoli indicando in maniera dettagliata dove si trovano i parcheggiatori abusivi e perfino qual è la tariffa che impongono per la sosta agli automobilisti. Inoltre, simpaticamente, nella “mappa dei parcheggiatori abusivi” è indicato anche il livello di aggressività del guardamacchine nell’estorcere o se vogliamo “chiedere” la mancia.
In questo scenario, dunque, l’unica cosa che si potrebbe fare per fronteggiare la piaga dell’abusivismo, sarebbe quella di organizzare degli appostamenti di vigili urbani in borghese e cogliere in flagranza di reato i parcheggiatori all’atto della richiesta estorsiva sulla sosta. Cosa che alcuni vigili ammettono essere improbabile, in quanto, dicono, “gli abusivi ci conoscono tutti”. Eppure i vigili urbani in organico a Napoli sono 2.012: il problema è che in strada ce ne sono solamente 500 circa. Dati alla mano, solo un vigile urbano su cinque è impegnato in strada degli oltre 2 mila titolari in totale che percepiscono uno stipendio in media di 38 mila euro lordi all’anno. Colpa dei troppi “inidonei al servizio” e degli imboscati. E così capita, per esempio, che durante le festività l’organico sia ancora più ridotto: nel giorno dell’ultima “pasquetta”, per esempio, erano in servizio soltanto 178 vigili urbani. Non è un caso, infatti, se il comando di Polizia municipale, negli ultimi mesi, ha avviato un dossier sui permessi facili, i cui primi documenti, dopo essere stati notificati ai sindacati, sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica. A proposito di sindacati, tra i vigili urbani ce ne sono davvero tanti: su duemila agenti in organico ben 392 sono dirigenti e delegati sindacali. Ottenere un permesso sindacale pagato, negli ultimi anni, non è stato tanto difficile: bastava convincere il segretario confederale o il responsabile della sigla con una motivazione a firmare la dichiarazione. Anche per questo i sindacati sono diventati molto potenti all’interno della Polizia Municipale. Tanto che se sei un vigile urbano in servizio a Napoli la tua fortuna può dipendere anche dalla sigla in cui sei iscritto: fino a qualche tempo fa i più fortunati parevano essere quelli iscritti alla Cgil. Questione di permessi, appunto, ma soprattutto di spostamenti ed incarichi.
Riguardo ai presunti “inidonei al servizio”, i dati parlano chiaro: a Napoli un vigile su quattro ha problemi di salute, regolarmente certificati in ospedale. A dirlo è il “protocollo di sorveglianza sanitaria” stipulato tra l’azienda ospedaliera universitaria Federico II ed il Comune di Napoli che prevede visite mediche ed esami ogni due anni. Gli ultimi dati parlano di ben 307 agenti impossibilitati a prestare servizio in strada ed altri 233 con limitazioni dovute soprattutto a patologie alla colonna vertebrale. Che, indubbiamente, sono giustificate dal fatto che oltre 750 vigili urbani napoletani hanno già compiuto i 50 anni per cui hanno problemi alla schiena. E proprio per questo motivo, per cercare di ridurre i rischi professionali e utilizzare anche i parzialmente inidonei, da un paio d’anni è stata predisposta la rotazione nelle “mansioni ad impatto”, come dirigere il traffico a un incrocio molto caotico, un compito che viene svolto per un massimo di tre ore e mezzo consecutive. Ma, a conti fatti, 540 vigili sugli oltre duemila assunti non sono pienamente funzionali per motivi sanitari.
E si aggiungono ai 1.050 che godono di particolari “benefici”, che periodicamente li allontanano dal servizio, come il diritto all’assistenza ai figli fino agli 8 anni, o la legge 104 sull’accompagnamento di parenti disabili: ne usufruiscono 9 a titolo personale, 233 in conto terzi. Come se non bastasse, nonostante nel regolamento sia chiarito che chi è beneficiario di un’agevolazione, per esempio quella prevista dalla legge 104, non dovrebbe sommare altri permessi, a Napoli avviene puntualmente il contrario.
A dirigere il traffico nelle strade napoletane, dunque, ci sono soltanto circa 500 agenti, e qui si spiega la differenza di distribuzione nel territorio cittadino. A questo numero, inoltre, vanno sottratti ancora gli agenti destinati ai servizi di Polizia Giudiziaria e piantonamento, oltre ai sei vigili urbani che fanno da scorta al sindaco Luigi De Magistris. Il quale, per risolvere le problematiche della Municipale, due anni fa aveva pensato di nominare comandante Luigi Acanfora, tenente colonnello della Guardia di finanza, di cui era stato testimone di nozze ai tempi in cui era pm a Catanzaro. I vincoli di bilancio ed alcune problematiche procedurali non hanno consentito la nomina e così, oggi, al vertice dei vigili urbani vi è un “triumvirato”. I tre capi sono Francesco Maida, Aldo Carriola e Ciro Esposito, che si dividono le responsabilità organizzative, operative e legali. Nel dettaglio, Maida svolge la funzione di responsabile del Servizio autonomo di Polizia Locale, Carriola è il dirigente del Settore legale ed infine Esposito guida l’area operativo-funzionale. A loro il compito di far rendere al meglio i vigili urbani. Certo, se lavorassero più agenti in strada e ci fossero meno “imboscati”, si potrebbe combattere maggiormente la piaga dei parcheggiatori abusivi così come di altre problematiche di cui soffre la città di Napoli. I napoletani, in questo modo, percepirebbero una maggiore presenza sul territorio degli agenti della Municipale ed un maggiore senso di “protezione” rispetto a chi impone l’illegalità per interessi e guadagni personali.
di Alessandro Migliaccio
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