Il Vomero e le sale cinematografiche tra molti tentativi di rilancio e chiusure
di Giuseppe Farese
La recente chiusura del cinema Arcobaleno in via Carelli è l’ennesimo colpo al cuore per un quartiere, il Vomero, che sta lentamente perdendo la propria identità e le proprie radici. Tante attività commerciali storiche, ma soprattutto tanti presidi culturali, stanno scomparendo, mentre, sempre di più, proliferano supermercati, agenzie di scommesse sportive e lounge bar. Tutto era iniziato con la crisi delle librerie indipendenti che ha portato alla chiusura di Guida in via Merliani, dell’Internazionale in via Scarlatti e al trasferimento di Loffredo in locali più piccoli. Fenomeno, quello della serrata delle librerie, di portata nazionale laddove la crisi dei consumi e l’avanzare di nuove modalità di fruizione culturale, vedi l’ebook, hanno messo in crisi il settore librario. Nel caso particolare del Vomero, le librerie, oltre a svolgere attività di vendita, rappresentavano centri di fervente diffusione culturale attraverso convegni, dibattiti e presentazioni di libri. Erano, in definitiva, luoghi identitari, in cui ritrovare le radici storiche e culturali del quartiere. Ora, purtroppo, sembra aprirsi un altro triste scenario che riguarda, invece, la progressiva chiusura di tanti cinema indipendenti. Già qualche anno fa il Vomero aveva assistito alla fine del cinema Abadir, in Via Paisiello, al posto del quale, neanche a dirlo, era subentrato un punto vendita della grande distribuzione. Le sale cinematografiche risentono, certamente, di difficoltà di gestione dovute al crollo dei consumi, all’avvento dei multiplex e al moltiplicarsi dell’offerta cinematografica televisiva delle pay tv. A tutto ciò si è aggiunto l’obbligo di dotarsi di apparecchiature digitali in sostituzione dei vecchi proiettori a pellicola: un adeguamento tecnologico che comporta una spesa notevole, intorno ai cinquantamila euro per singola sala. Oggi, si diceva in apertura, tocca allo storico Arcobaleno, sorto sulle ceneri del vecchio cinema Stadio, chiudere i battenti definitivamente. Fonti vicine alla società che gestisce il cinema raccontano dell’entusiasmo e dei sacrifici con cui il cinema è stato portato avanti negli ultimi anni. La ristrutturazione e l’ampliamento delle sale nei primi anni duemila, le biglietterie elettroniche con possibilità di prenotazione dei posti on line(l’Arcobaleno è stato uno dei primi cinema a dotarsi di apparecchiature del genere), le iniziative legate al cineforum,e, infine, la ferma volontà di preservare il capitale umano rappresentato dai quattro dipendenti. Nell’ultimo anno, infatti, il canone di locazione, bloccato sin dal 2001, era stato ridotto per consentire il pagamento degli stipendi. Tutto ciò, però, non è servito ad evitare la chiusura, motivata da un crollo del fatturato di circa il 40% negli ultimi tre anni, dall’aumento della tassazione sugli immobili, e dalle richieste delle case di distribuzione e della Siae che continuano a trattenere, rispettivamente, il 55% e il 15% del prezzo del biglietto. Di fronte, poi, all’ulteriore capitolo di spesa rappresentato dalla ormai necessaria dotazione digitale, la Cogec, società che gestisce l’Arcobaleno dal 1995, ha preferito interrompere l’investimento nel cinema, decidendo di non aderire al finanziamento regionale che copriva parzialmente la spesa. La proprietà è ora impegnata a trovare investitori disposti a subentrare al cinema ed è trapelata la notizia di un interessamento del gruppo Feltrinelli. Di certo, assicurano le fonti interpellate, si cercherà di evitare che i locali del cinema si trasformino in un’ agenzia di scommesse o, peggio ancora, nell’ennesimo supermercato cinese.
Per una cinema che chiude, c’è ne è un altro, il Vittoria, che compie settantacinque anni e rilancia. Mario Violini, direttore artistico del Napoli Film Festival, è uno dei soci gestori del cinema sorto nel 1939 in Via Piscicelli e unico monosala a Napoli unitamente all’Ambasciatori. “Insieme alla proprietà, nella persona dell’architetto Castagnaro,- racconta- eravamo davanti ad un bivio. Chiudere definitivamente o, per un discorso affettivo, proseguire nell’investimento. Ha prevalso la volontà di mantenere in vita il cinema e così abbiamo posto in essere la ristrutturazione dell’intero locale, un restyling che ha riguardato la hall e la sala proiezione. Dal 20 dicembre, poi, ci siamo dotati, unici insieme al Modernissimo, del nuovo proiettore digitale 4K, prodotto che rappresenta la tecnologia del futuro aderendo al finanziamento regionale che copre una parte della spesa. E’ un proiettore di ultima generazione che può essere manovrato, dai due dipendenti, direttamente dalle casse evitando, come accadeva prima, di salire in cabina e posizionare la pellicola. Entro la fine dell’anno, infine, contiamo di completare i lavori per aggiungere la seconda sala”. I festeggiamenti per il settantacinquesimo anno di attività sono stati caratterizzati da una programmazione selezionata e attenta ai contenuti ” Siamo partiti nel mese di febbraio con la programmazione, per tre giorni, del film documentario “Pompei” che ha riscosso un grande successo di pubblico. Per la sera di San Valentino, invece, abbiamo offerto al pubblico la versione restaurata e rivedibile in digitale, dell’intramontabile “Colazione da Tiffany”. E poi ancora “Spaghetti Story” di Ciro De Caro, “Enzo Avitabile Music Life” e per finire “La’-Bas” di Guido Lombardi e “L’arte della felicità” di Alessadro Rak, questi ultimi due con la presenza dei registi in sala”.
Certo anche il Vittoria risente degli effettivi negativi della crisi dei consumi, dell’offerta delle pay tv, della pirateria e della forte concorrenza dei multisala. Nell’ultimo periodo, poi, le difficoltà si sono acuite per la presenza del cantiere in piazza Arenella, che ha reso più caotica tutta la zona “Rispetto ai multiplex- spiega ancora Violini- cerchiamo di offrire prodotti più selezionati e qualitativi. Prediligiamo il cinema d’essai, la commedia e i film per ragazzi, con la domenica mattina che sarà dedicata alle proiezioni di film per bambini. Devo dire che il nostro pubblico, molto fidelizzato, mostra di apprezzare le nostre scelte. Chi si reca nei multisala è, il più delle volte, indifferente rispetto alla scelta del film che poi finirà per vedere. In città, al contrario, il pubblico di età intermedia è più attento al tipo di prodotto offerto”. La scelta del multiplex è dettata, in alcuni casi, anche dalle comodità e dai comfort offerti, in primis i parcheggi “Anche su questo fronte proviamo ad essere concorrenziali. Abbiamo, infatti, stipulato una convenzione con il garage Vittoria che prevede il pagamento di tre euro per tre ore di sosta”. Dalle parole di Mario Violini traspare, in definitiva, il forte entusiasmo e la ferma volontà nel portare avanti l’avventura del Vittoria ”Se vi sarà la giusta passione credo che le piccole sale non moriranno mai. Anche in Spagna, l’avvento dei multisala aveva costretto alla chiusura tante sale cittadine: oggi, con un’inversione di tendenza, stanno riaprendo. E poi il Vomero, insieme a Chiaia, è una zona di forte identità cinematografica con un pubblico fortemente fidelizzato: le nostre piccole sale rimangono un punto di riferimento fondamentale per l’identità culturale del quartiere.
La famiglia Mirra, rappresenta un’eccellenza nel settore dell’imprenditoria teatrale-cinematografica: unitamente al Teatro Diana, infatti, conduce con successo sin dal 1964 il cinema Plaza. Guglielmo Mirra, in particolare, si occupa di tutte le attività legate al cinema di via Kerbaker. “Il Plaza è un cinema in buona salute. Abbiamo aggiunto, già da un po’ di tempo, la terza sala e lo scorso anno siamo stati, tra i cinema tradizionali, i primi a Napoli per incassi. Abbiamo mantenuto il prezzo del biglietto a sette euro, mantenendolo invariato rispetto al tempo della lira quando se ne pagavano quattordicimila. Con il cineforum abbiamo raggiunto le mille adesioni e rappresentiamo un punto di riferimento per tutto il quartiere: ogni buon vomerese trascorre almeno una serata all’anno nel nostro cinema o al teatro Diana”. Tutti i rilevamenti statistici concordano nell’affermare che il pubblico del cinema, negli ultimi dieci anni, si è dimezzato e che oggi i multisala la fanno da padrone “E’ necessario convincere la gente a tornare a frequentare il cinema. L’apertura in città di un multiplex come il Med è stata, senza dubbio, letale per le piccole sale. In altre realtà, strutture così grandi, sono ubicate fuori dalla cintura cittadino. Non è da trascurare ,poi, che a Napoli il cinema soffre del fenomeno della stagionalità, laddove da maggio fino ad inizio ottobre si registra un notevole calo di affluenza. C’è poi il problema dei canoni elevati che alcune sale non sono più in grado di sopportare: fino al 2004 abbiamo gestito il cinema Abadir in Via Paisiello, che poi abbiamo deciso di chiudere proprio per l’aumento del canone del locale”. Antonio Fiore, vomerese, è un giornalista poliedrico: esperto di gastronomia e cinema, ha dedicato lo scorso anno, sul Corriere del Mezzogiorno, alcuni articoli ai cinema cittadini di una volta, con ricordi personali e gustosi aneddoti “Era un’esigenza personale fortemente sentita-racconta- quella di raccontare il romanticismo delle piccole sale di una volta. Rimango un amante della vecchia pellicola, quando la fine del primo tempo era preannunciata dalla comparsa sullo schermo di piccole bolle…Oggi con il digitale tutto ciò è scomparso”.
Non è solo l’avvento del digitale o la crisi dei consumi a condannare i cinema cittadini, forse negli operatori del settore si avverte un po’ di mancanza di coraggio e di idee “Da una parte ci sono i multiplex con la loro offerta indifferenziata, dall’altra le piccole sale che propongono cineforum rivolti ad una fascia di età medio-alta. Nel mezzo non vedo niente, soprattutto in termini di idee nuove e di tentativi di puntare su film e contenuti di qualità. Un’idea potrebbe essere quella di rieditare alcuni vecchi classici accompagnandoli con eventi e dibattiti rivolti anche ai più giovani” . Qualche altra idea per la sopravvivenza delle sale cittadine può, come spesso accade, arrivare invece dalle esperienze del passato “Nei miei ricordi di gioventù c’è l’indimenticabile cinema Ariston che si trovava in via Morghen, nei locali dove attualmente c’è una banca. Era un piccolo gioiello con una piccola sala ed un tetto che, tra il primo e il secondo tempo, si apriva per lasciar svaporare il fumo…Ecco, quella sala, con l’aggiunta di un piccolo e grazioso bar all’ingresso, potrebbe essere un modello per far rivivere la poesia e la bellezza dei vecchi cinema cittadini”. Dal fronte delle istituzioni del territorio, Mario Coppeto, presidente della V Municipalità, guarda con preoccupazione alla chiusura dell’Arcobaleno e prova a lanciare una proposta per destinare nuovi fondi alle piccole sale indipendenti “I cinema cittadini soffrono certamente per i canoni elevati- osserva- e per un’alta tassazione sugli immobili, penso alla Tares e all’Imu. E’ necessario, quindi, prevedere per loro una tassazione agevolata. Per reperire nuove finanze per i cinema in difficoltà, la mia proposta è di recuperare parte di questi fondi dal ricavato della web tax che va a tassare i grandi colossi della rete nella fase di acquisto della pubblicità”. In una fase di difficoltà per i cinema indipendenti, il dialogo tra rappresentanti delle istituzioni e operatori del settore appare quanto mai necessario. La tutela delle piccole sale cinematografiche è fondamentale per salvaguardare un patrimonio culturale e identitario di cui le nostre città non possono fare a meno.
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