Dammi le tue feci e ti dirò chi sei
Ordinanza si, ordinanza no. Continua a far discutere il nuovo provvedimento comunale, partito al Vomero da poche settimane, che obbliga i residenti a sottoporre il proprio cane ad un prelievo ematico del Dna, in modo da creare una banca dati e riuscire a perseguire, analizzando gli escrementi in strada, le persone che non raccolgono le feci del proprio cane. Squadre composte da agenti di polizia municipale, Asia e Asl quotidianamente verificano che i residenti del quartiere collinare espletino il loro dovere di raccolta dei prodotti del proprio animale, verificando anche che questo sia regolarmente microchippato. Gli addetti Asl provvedono inoltre ad informare i padroni su quando e dove poter effettuare il prelievo (al momento solo all’ Ospedale Veterinario dell’ASL NA 1 Centro, in via M.Rocco di Torre Padula, ma si stanno cercando convenzioni con studi veterinari privati del Vomero e dell’Arenella). Proprio all’Asl sono stati segnalati diversi casi di bambini ricoverati a causa di infestazioni da parassiti, derivanti probabilmente dalle feci di animali, e si è alzato il livello di allarme igienico-sanitario nel quartiere.
Ad oggi sono stati sanzionanti pochi trasgressori, e pare che il numero di deiezioni canine non raccolte si sia abbassato notevolmente dall’inizio dell’ordinanza. Tuttavia le contestazioni riguardano principalmente l’aspetto economico: per l’attuazione del programma, che prevede l’esame del dna di oltre cinquemilacinquecento cani registrati al Vomero, è prevista una spesa di 20.000 euro in due anni. Cifra che, per un comune dissestato, appare proibitiva e spropositata per un problema che potrebbe essere affrontato con procedure meno costose. Prima su tutte l’intensificazione dei controlli sul territorio che, insieme alle multe rilevate, appare da subito efficace. Si tratta di un semplice problema di rispetto di elementari norme di educazione civica. Resta ammirevole il lavoro di agenti della municipale che, insieme a dottori dell’Asl, lavorano assiduamente per le strade del quartiere.
Il problema della pulizia urbana e della salute pubblica sta a cuore all’amministrazione della quinta municipalità, ma , a molti, quello napoletano sembra un intervento eccessivo e un po’ goffo. Un provvedimento simile, proprio a causa dei costi elevati, non è mai partito nella cittadina inglese di Bruntingthorpe. Diverse città europee hanno affrontato la questione aumentando le multe per i trasgressori, come a Londra dove, chi è sorpreso a non raccogliere le feci del proprio cane, è soggetto alla sanzione di 500 sterline, pari a 775 Euro, o negli Stati Uniti dove, per chi non porta con sé la paletta, la contravvenzione è di 100 dollari. A Parigi invece, ci sono zone preposte, segnalate da strisce, per i “bisognini” di fido, ed è attivo, ed efficiente, il servizio delle “Caninettes”, le squadre di motociclette aspiranti, che quotidianamente ripuliscono chilometri di marciapiede. Ad Amsterdam e Francoforte ci sono ampi spazi dedicati a cani e padroni, mentre non dobbiamo andare all’estero per trovare distributori di palette e sacchetti, ma spingerci fino a Mantova o Trento. Altro motivo di critica del nuovo provvedimento partenopeo è lo stress a cui sono sottoposti gli animali domestici per questo esame. E’ nota l’agitazione che subiscono i quattro zampe durante gli ordinari controlli medici dal proprio veterinario di fiducia, tanto alta, a volte, da dover ricorrere alla sedazione. E’ comprensibile immaginare la sofferenza dell’animale nell’ incontrare un medico sconosciuto per le fasi necessarie del piano. Insomma le possibilità per affrontare la questione in maniera meno dispendiosa, meno grottesca e più ragionata, sono tante, senza dover buttare 20.000 euro nella pupù..
di Iki Notarbartolo
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