Baby gang e rapine, il vice questore Nasti: “Il quartiere collabori di più”
di Giuseppe Farese
L’aumento degli episodi di microcriminalità unitamente all’espansione delle attività illecite delle mafie, fa aumentare, tra i cittadini, il bisogno di sicurezza e legalità. Un fenomeno di portata nazionale che non risparmia, naturalmente, Napoli e i suoi quartieri. Nel tentativo di indagare su problemi e soluzioni legate al mondo della sicurezza, Vomero Magazine inizia un viaggio nei presidi di legalità del territorio della V Municipalità. Si parte con un’intervista al Vice questore aggiunto Monica Nasti, dirigente del commissariato Vomero sito in via Ruppolo. Alla guida del commissariato dall’ottobre del 2012, il vice questore Nasti è un funzionario di polizia appassionato che rivendica con orgoglio gli anni della formazione presso l’Istituto superiore di polizia: ”Ci sono entrata a diciannove anni- ricorda- ed è stata un’esperienza fondamentale che mi ha insegnato a rispettare le gerarchie, ad esercitare umiltà, spirito di sacrificio e condivisione”.
Vice questore Nasti, iniziamo con qualche cenno sul commissariato Vomero. Di quante unità consta e quali uffici di polizia sono presenti?
“Il commissariato ha in forza cinquanta unità lavorative ed è strutturato, come uffici, alla stregua di una piccola questura sul territorio. Sono presenti l’ufficio burocratico con funzioni di gestione del personale, la struttura anticrimine cui afferisce la polizia giudiziaria, l’ufficio controllo del territorio e infine la sezione informativa con compiti di ufficio politico e raccolta informazioni. Svolgiamo naturalmente anche funzioni di polizia amministrativa come rilascio e rinnovo dei passaporti”.
Il recente caso del rapinatore degli androni al Vomero, ci riporta al diffuso fenomeno della microcriminalità sul territorio. In che modo questo problema viene affrontato?
“Con una forte attenzione al controllo del territorio e con il dialogo costante con cittadini e associazioni. Al proposito, e richiamando il caso delle rapinatore seriale cui faceva riferimento, intendiamo dar vita ad una campagna di sensibilizzazione, soprattutto tra le donne e gli anziani, per aumentare la soglia di attenzione verso questi fenomeni. Il tutto con incontri periodici che possano svolgersi anche nelle Chiese del quartiere. Mi lasci dire ,però, che non ravviso dati eclatanti sui reati predatori: accade, tuttavia, che una rapina faccia notizia unicamente perché si è verificata al Vomero”.
A proposito di microcriminalità, tanti vomeresi, soprattutto i più giovani, sono vittime delle bande che dalle periferie raggiungono le vie del quartiere nel fine settimana. Che interventi avete messo in atto per fronteggiare il fenomeno?
“E’ giusto premettere che le baby gang non arrivano solo dalle periferie della città, ma anche dalle zone strettamente limitrofe al Vomero. Nei week-end, in collaborazione con la Questura, vige un piano rafforzato di controllo per le strade del Vomero con l’ausilio di volanti e uomini in abito borghese. Con cadenza quindicinale, e in alternanza con i carabinieri, presidiamo nel fine settimana le stazioni della metropolitana di Piazza Medaglie d’Oro e Piazza Vanvitelli. Rispetto a certi fenomeni, però, un valido deterrente deve arrivare anche dai cittadini e dalla loro volontà di non assistere passivamente a comportamenti violenti e inadeguati”.
E’ ancora presente al Vomero la figura del poliziotto di quartiere?
“Certamente, ed è uno strumento molto valido di controllo del territorio e di dialogo con i cittadini. I nostri poliziotti di quartiere sono attivi su percorsi predeterminati per le vie commerciali del Vomero: ciò non esclude che, in presenza di particolari esigenze, possano essere dislocati in altri punti del quartiere. Il loro lavoro si affianca a quello della volante del nostro commissariato che presidia il territorio nell’arco di tutte le ventiquattro ore”.
In che modo, oltre al poliziotto di quartiere, si sviluppa il principio di polizia di prossimità?
“Manteniamo una stretta collaborazione con gli assistenti sociali del quartiere e, laddove ravvisiamo casi di anziani con problemi cognitivi o situazioni familiari con minori in difficoltà, favoriamo l’intervento degli stessi. Attenzione particolare riserviamo anche alle scuole del Vomero, con contatti assidui con i dirigenti scolastici: in tal modo possiamo avere un osservatorio privilegiato sulle fasce più giovani della popolazione vomerese. E poi, ancora, abbiamo un ottimo riscontro rispetto all’esito degli esposti che vengono presentati presso i nostri uffici. Nella maggior parte dei casi l’intervento dei nostri funzionari contribuisce ad evitare che liti e controversie possano sfociare in querele e denunce”.
In alcune zone della città si registra scarsa collaborazione dei cittadini nei confronti delle forze dell’ordine. Come è la situazione al Vomero?
“Da parte dei vomeresi c’è molta attenzione rispetto ad alcuni fenomeni criminali anche se non sempre si concretano in denunce. Accade, ad esempio, che le vittime delle rapine, per paura di ritorsioni, evitino di fornire elementi validi per l’identificazione del rapinatore”.
Come è la situazione della collaborazione interforze sul territorio?
“Direi ottima. Con carabinieri e vigili urbani c’è un continuo scambio di informazioni che si concreta in una proficua collaborazione. Esempio positivo di questa sinergia è la buona riuscita, in termini di ordine pubblico, della recente manifestazione Vomero Notte che si è svolta in un clima di grande serenità e conclusasi senza denunce”.
Per chiudere, che rapporto ha lei con il Vomero?
“Un rapporto molto forte. Sono nata in via Jannelli e la mia famiglia aveva un attività commerciale al Vomero. Cammino molto per le strade del quartiere cercando di cogliere, con occhi di semplice cittadina, ciò che non funziona. Riporto nel lavoro queste impressioni cercando di intervenire per migliorare, sul fronte della sicurezza, le condizioni di vita dei cittadini”.
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