Ponte via San Giacomo dei Capri. Mario Coppeto:”Al suo posto una maxi area verde”
Presidente Coppeto, quali interventi sono stati messi in campo per il ponte incompiuto di Via San Giacomo dei Capri?
“Come Municipalità abbiamo messo in atto operazioni di bonifica delle aree sottostanti al ponte per evitare che vi venissero sversati rifiuti e altri materiali di risulta. Devo anche dire che è stato un errore cercare, nel tempo, finanziamenti per dar luogo all’abbattimento del ponte: demolire quell’opera incompiuta avrebbe significato ridare fiato alle costruzioni immobiliari in una zona già soffocata da una forte espansione edilizia. Non tutti i terreni sottostanti, infatti, sono stati oggetto di espropriazione ma solo quelli dove insistono i pilastri di mantenimento del ponte”.
Quale può essere,allora, l’ipotesi alternativa all’abbattimento?
“Vede, credo che viaggiando nel web e con un po’ di fantasia urbanistica si possano trovare delle soluzioni valide per rivalutare il ponte. L’ idea, che mi piace lanciare dalle colonne di Vomero Magazine, è quella di realizzare un giardino pensile sul modello della Promenade de Plantee di Parigi o della High Line newyorkese: si tratta, in entrambi i casi, di ponti dismessi della linea ferroviaria che sono stati trasformati in oasi di vegetazione e di verde. Anche il nostro ponte può diventare un luogo di collegamento pedonale, circondato dal verde, in cui creare angoli per l’intrattenimento, per l’attività sportiva e per le esposizioni. C’è da sottolineare anche un altro vantaggio, non trascurabile, di natura logistica: non dimentichiamo,infatti, che via San Giacomo dei Capri è una strada facilmente raggiungibile grazie alla vicina fermata della metropolitana”.
In che modo, in concreto, potrà rivivere il ponte?
“Questo dipenderà naturalmente da un confronto con l’ufficio tecnico e da nuove prove di agibilità e staticità: sarà necessario,ad esempio dar vita a nuove pendenze e ad altri interventi di manutenzione. Al proposito, però, mi piacerebbe lanciare un concorso di idee, rivolto agli architetti, dal quale possa scaturire il progetto di rifacimento e rivalutazione del ponte”.
Rimane il problema, non secondario in tempi di spending review, di reperire i finanziamenti per realizzare il progetto.
“E’ naturale che un progetto del genere richieda fondi pubblici per andare in porto: ritengo, però, che la ricerca delle risorse necessarie vada estesa anche ai privati. Alla creazione del giardino pensile potrebbero essere interessati, ad esempio, imprenditori del settore verde”.
Più in generale, la rivalutazione delle opere incompiute può diventare un’alternativa all’abbattimento delle stesse?
“Certamente, e lo è ancor di più se si riesce a dar vita a forme di architettura partecipata così come io intendo la rinascita del ponte di via San Giacomo dei Capri. Consideri che nel nostro territorio, vi sono altre costruzioni, ormai in disuso, che possono rinascere a nuova vita: penso, ad esempio, alla ex sottosezione per l’alimentazione della rete filo-tramviaria in via Verrotti o al vecchio Centro di Formazione Professionale in via Arenella”.
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