Va al Cardarelli e prende la scabbia
Ha aspettato tre mesi perchè le diagnosticassero la scabbia. E’ successo a S.M., residente del Vomero, che ad agosto iniziò ad avvertire strani fastidi su tutto il corpo: un insistente prurito e la comparsa di piccoli puntini sulla pelle. La donna da subito si rivolse al medico curante, ad altri specialisti privati, e a medici di ospedali napoletani come il Fatebenfratelli, l’ospedale San Paolo e Policlinico. Bisognava ricercare l’acaro responsabile dell’atroce prurito che intanto, col passare del tempo, aumentava insieme alla preoccupazione della donna. Nessuno seppe dirle niente di chiaro, continuarono a indirizzarla ai diversi nosocomi per analisi e accertamenti. Solo poche settimane fa è arrivata la diagnosi: scabbia. La patologia, altamente contagiosa, è causata da un parassita non direttamente visibile, l’acaro Sarcoptes Scabiei, che si inocula sotto la pelle del soggetto colpito. S.M. è sconcertata e avvilita per la scoperta della grave malattia, diagnosticata dopo tanto tempo nel reparto pediatria del Santobono, che raggiunse insieme alla figlia e la nipotina di appena tre mesi, in seguito alla comparsa, sul torace della piccola, di insolite macchioline. Da fine agosto, infatti, a casa della donna viveva anche la figlia che da poco aveva partorito, e che quindi veniva assistita dalla neo nonna. Solo il suo intuito e i suoi insistenti dubbi su quanto le stesse capitando, la spinsero ad allontanare figlia e nipote da casa. I suoi sospetti si sono rivelati esatti ed ora tutta la famiglia, compresa la neonata, è in quarantena e sta seguendo specifici trattamenti antiscabbia, per niente lievi. Resta preoccupante e scandalosa la situazione sanitaria sul territorio. E’ gravissimo identificare una malattia come questa, per la quale è importantissima la tempestività di intervento, dopo così tanto tempo e, soprattutto, dopo aver fatto riferimento alle principali strutture sanitarie della Campania. L’attenzione resta alta in città dove si sono registrati altri casi simili, anche tra alcuni infermieri del Cardarelli.
di Iki Notarbartolo
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