Spreco dell’acqua nella fontana di via Scarlatti La Municipalità scrive all’Arin: “Chiudetela”
– A cura di Alessandro Migliaccio –
LETTERA DEL PRESIDENTE MARIO COPPETO ALL’ AZIENDA IDRICA COMUNALE DOPO LA DENUNCIA DI VOMERO MAGAZINE
Un primo passo è stato compiuto. La quinta Municipalità Vomero-Arenella ha scritto all’Arin spa – ribattezzata da due anni Abc Napoli – chiedendo l’im- mediata chiusura dell’erogazione idrica nella fontana di via Scarlatti al fine di di evitare lo spreco dell’acqua potabile denunciato da Vomero Magazine nel numero di settembre. Uno sperpero di acqua proveniente dai tubi dell’acquedotto di circa diecimila litri al giorno che dura da molti anni e che finora nessuno ha pensato di fermare. E così, ogni giorno, nella fontana artistica presente in via Scarlatti continuano a scorrere oltre diecimila litri al giorno che poi, non essendo rimessi in circolo vista l’assenza di un motore sotto la fontana finiscono inevitabilmente nei tombini e quindi nelle fogne. Uno spreco che si consuma sotto gli occhi di tutti. E che adesso la Municipalità vomerese, letto l’articolo denuncia di Vomero Magazine, ha deciso di far interrompere scrivendo immediatamente all’Arin.
L’idea del presidente della Municipalità, Mario Coppeto, è quella di bloccare subito lo spreco dell’acqua per poi valutare successivamente la possibilità di installare una pompa per il riciclo dell’acqua in modo da rendere nuovamente attiva la fontana artistica ma, allo stesso tempo, senza più gettare via migliaia di litri al giorno. Nella lettera inviata il 16 settembre all’Arin e all’assessore all’Ambiente nonché vicesindaco del Comune di Napoli Tommaso Sodano, infatti Coppeto scrive: “In merito all’erogazione di acqua corrente utilizzata per il funzionamento della fontana di via Scarlatti, vista anche la segnalazione apparsa sul mensile Vomero Magazine che evidenzia l’utilizzo inappropriato dell’acqua potabile, chiedo alla S. V.di sospendere ad horas la fornitura idrica in questione”. “Di seguito- si legge ancora nella lettera che il presidente della quinta Municipalità, Mario Coppeto ha inviato all’Arin – allo scopo di ripristinare l’originario movimento di acqua quale parte integrante dell’opera d’arte, chiedo l’installazione di un dispositivo di riciclaggio che consenta di evitare lo spreco del prezioso Bene Comune”. Ora spetta all’Azienda risorse idriche di Napoli intervenire dal momento che essa gestisce la fontana costruita dall’artista Tatafiore nel 1999 . Un’opera che fin dal suo concepimento, è stata sempre accompagnata da polemiche e proteste dei cittadini. Dapprima furono i residenti a non volere la fontana al centro di via Scarlatti per ovvi motivi di intralcio ai mezzi di soccorso e perché, si disse, “non aveva nulla a che vedere con il Vomero”. Poi, successivamente, furono i commercianti aderenti all’Ascom a chiedere il suo spostamento in via Alvino e infine i continui guasti e proteste la fecero torna- re alla ribalta nel corso degli anni. La scultura di Tatafiore è stata anche ribattezzata “la vasca dei capitoni”, in quanto poco dopo la sua installazione in via Scarlatti, qualcuno – in evidente disaccordo con la sua forma quadrata – pensò di riempirla di capitoni ed anguille. Non sono mancate, inoltre denunce da parte dei residenti per il degrado e lo stato di sporcizia della fontana. Adesso lo spreco dell’acqua potabile, che si consuma tutti i giorni ormai da molti anni. Intanto, si dicono indignati moltissimi residenti del quartiere che, leggendo la denuncia di Vomero Magazine, hanno scritto tantissime mail alla redazione e agli enti locali, firmando , difatto, una sorta di petizione popolare virtuale per ottenere lo stop allo spreco dell’acqua in via Scarlatti. Qualcuno si è anche proposto di presentarsi in via Scarlatti con una chiave inglese per chiudere l’erogazione dell’acqua se non dovesse intervenire l’Arin. La speranza è che a sospendere lo spreco dell’acqua della fontana di via Scarlatti sia l’ente che la gestisce, ovvero l’azienda idrica di Napoli e che lo faccia quanto prima, ricordandosi che c’è un motivo se il suo nome, di recente, è cambiato in Abc, che sta per “Acqua bene comune”.
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