ROSARIO MAZZELLA IL VOLTO ENIGMATICO DELLA PITTURA
Ci lascia l’amaro in bocca la recente scomparsa di Rosario Mazzella perché con lui, genio più intimista e severo, se ne va un altro grande interprete del secondo Novecento napoletano e non solo. Il legame profondo con Luigi ed Elio, e con gli altri membri della famiglia che può considerarsi una vera e propria “bottega d’arte”, è stato sia un sodalizio artistico che un continuo confronto emotivo e dialettico. Il patrimonio comune, fatto di ricordi, memorie famigliari, sollecitazioni visive, lasciti esperienziali, incontri decisivi con maestri e critici, ha definito, nel lungo cammino dei tre fratelli, l’evolversi poetico delle loro indipendenti ma comunicanti ricerche artistiche.
Rosario Mazzella è un artista monumentale, talvolta sironiano nella sua plastica visiva, personalità singolare nel panorama delle avanguardie partenopee dagli anni Sessanta in poi. Tra i tre fratelli, il più misterioso, denso e problematico, vicino al gesto maestoso della grande scultura di Luigi, con cui condivide un bagaglio di immagini profonde popolate di creature volatili (cfr. con Ennio Tomai) e di visione aprospettiche, e d’altro canto affine alla versatilità progettuale di Elio, artista più concettuale e disinvolto, ma personalissimo nell’impronta poetica.
Le sue tele, approdo di un lavoro complesso culturalmente e stilisticamente, costruiscono attraverso trame e tessiture di piani visionari, uno “spazio delusivo” (scrive la Hristodorescu) dove l’immagine trova il proprio tempo fenomenologico attraverso la sospensione attonita della memoria e la sublimazione estetica delle esperienze più dure e impenetrabili. Il suo stile accetta con disinvoltura la lezione dell’informale come quella del figurativo, senza rinunciare mai alla forma come paradigma ontologico del reale, giungendo infine ad un originale espressionismo astratto. Franco Solmi, nella biografia dell’artista, considera la sua pittura “…il concreto riflesso di ciò che diciamo poesia…” La ricerca artistica di Rosario si contrappone a quella che Solmi chiama degli “anacronisti”, ovvero gli esponenti di quella tendenza artistica del Citazionismo o del Sincretismo che richiama forme, stili, modelli estetici, schemi compositivi del passato, tentando così di superare la galoppante crisi dell’arte del Novecento, in particolare il suo prodotto più geniale e problematico, ovvero le avanguardie storiche.
La pittura di Rosario dialoga con i grandi della pittura e della cultura; si colloca in una dimensione immaginifica dove la visione soggettiva dell’artista si sovrappone e si mescola a quella sociale.
La realtà viene così abitata da stratificazioni storiche antropomorfizzate dove la fisicità umana, seppure resa con spezzoni di figure, frammenti d’identità, si combinano con quelle oggettuale delle cose, creando organismi emotivi dotati di una vita propria. Il segno vibrante dentro l’immagine centripeta imbriglia lo spettatore, costringendolo a guardare negli abissi del mondo e del proprio sé.
Maria Rosaria Di Virgilio
Commenti
No Banner to display
“Ponte di via S. Giacomo dei Capri: i soldi ci sono”
Aldo Masullo riceve la cittadinanza onoraria
Napoli Comics chiude i fumetti perdono la casa
Dai principi di Santobono all’Ospedale pediatrico
La moda al Vomero indossa il nastro rosa in favore dell’ Airc.