L’INEDITA FRIDA KAHLO AL PAN
Arriva a Napoli la mostra “Ojos que no ven, corazón que no siente”, dedicata alla pittrice messicana Frida Kahlo. La mostra, per la prima volta in Europa, ne offre uno spaccato intimistico. Attraverso fotografie e lettere, riferite ai momenti più emblematici della sua vita.
Nelle sale “immersive”, si può ascoltare la voce dell’artista, descrivere in lingua madre il proprio universo artistico, mentre sulle pareti scorrono gigantografie delle sue opere. Molto suggestiva è la riproduzione dello studio di pittura e della camera da letto della sua residenza di Città del Messico (la “Casa Azul”), dove Frida visse a lungo col suo compagno, il “muralista” Diego Rivera. La loro tormentata relazione, costellata da reciproci tradimenti, è documentata da numerosi scatti, che riprendono il matrimonio, la partecipazione ai cortei alla testa del Sindacato degli Artisti, e molti altri momenti privati trascorsi con Rivera.
I due si conobbero quando Frida, reduce da un gravissimo incidente in tram, si recò al Palazzo Nazionale di Città del Messico, dove Rivera, che stava dipingendo il monumentale affresco della storia del Messico, ne rimase folgorato sia dal talento che dalla bellezza. Dalla relazione con lui, origina la fama di Frida in patria, mentre al successo globale giunse attraverso l’amicizia con André Robert Breton, teorico del surrealismo, che la fece esporre per la prima volta negli Stati Uniti, nella Julien Levy Gallery di NYC, imponendosi all’attenzione dei più influenti collezionisti d’arte.
Attraverso una ricca galleria di scatti, lettere, telegrammi e cimeli dell’artista (tra i quali suggestivi abiti ispirati al folklore messicano e spettacolari monili di ispirazione precolombiana), si rivivono le diverse fasi della sua vita, incluse quelli più difficili, quando, trovandosi in affanni economici dopo la morte del padre, chiedeva prestiti ad amiche, o svendeva, per fare cassa, le sue opere alle più opulente estimatrici, come la famosa imprenditrice polacca Helena Rubinstein, fondatrice dell’omonima casa cosmetica.
Attraverso i ritratti dell’artista, si assiste a una carrellata dei momenti più iconici nella storia del Messico, come il ricevimento, nel 1937, nel porto di Tampico, del rifugiato politico russo Lev Trotsky, con cui l’artista visse una breve quanto intensa storia d’amore, sugellata da un suo noto ritratto, dipinto da Frida.
Si definiva “figlia della rivoluzione,” marciava col popolo sostenendo gli ideali di Karl Marx. Si tesserò, nel Partito Comunista Messicano, da cui però fu espulsa, quando si oppose alla linea stalinista, preferendo la corrente di Trotsky.
Una vita intensa e passionale, segnata da immani sofferenze, costretta dalle multiple fratture vertebrali causate dall’incidente a indossare un corsetto di ferro, provata da numerosi aborti, rappresentati anche pittoricamente con immagini crude e impietose.
Scomparve prematuramente nel 1954, a soli 47 anni, per un’embolia polmonare. Una vita in cui l’artista ha affrontato con sfrontato coraggio ogni avversità, trasformando la sua immobilità in opportunità, e la sua sofferenza in energia. Un’icona immortale della contemporaneità, al di là degli stereotipi di bellezza e femminilità (nelle foto da giovinetta, indossa abiti da uomo, e trascura ciglia e baffetti, lasciandoli orgogliosamente incolti sul viso). Del suo amore per la vita, Frida scrisse, come campeggia in una sala della mostra: “Per questo la morte è così magnifica. Perchè non esiste, perchè muore solo chi non visse”.
Marcello Ricciardi
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