TESTA E CUORE NEL “FERRO” DI ALTER EGO
Davide Pisapia, classe 88’, scultore di origine vomerese, in arte “Alter Ego”. Il bisogno di distaccarsi dalla quotidianità lo ha portato, alcuni anni fa, a dar libero sfogo alla sua creatività attraverso l’arte, che è lo strumento che rende tangibile la materia di cui sono fatti i propri sogni. Il ferro è il filo conduttore di tutte le sue opere. Dopo aver esposto le sue creazioni a Parigi, nella Galleria Thuillier, e a Londra,nella Rose & King Galleries, Davide/Alter Ego ha vinto, con la scultura “Odi et Amo”, il Premio “Viva Arte Venezia 2017”. Ad inizio 2018, è stato selezionato per la mostra collettiva dei migliori giovani artisti contemporanei dalla casa editrice d’arte Gutenberg presso il Centro Luigi Di Sarro di Roma. Nell’Ottobre dello stesso anno, presenta al pubblico la sua Venere nel Museo Archeologico di Napoli MANN per la rassegna d’arte contemporanea “RevoluShow”.
Come nasce Davide scultore?
Le passioni sono l’origine di tutto. Inizialmente sono maturate in silenzio dentro di me, poi le ho lasciate crescere e, quando mi sono sentito pronto, ho deciso di farle esplodere, condividendole col mondo che ci circonda. Da autodidatta, la mia passione per l’arte è stata una scoperta incredibile, nata realizzando piccoli oggetti di design nell’azienda di famiglia. Questo mi ha permesso di conoscere Alter Ego, l’altro volto della mia personalissima luna.
Quanto di Napoli c’è nelle tue opere?
Sono napoletano, chi nasce in questa città sente un legame viscerale con la sua terra, soprattutto quando hai una predisposizione a sentirla e a capirla. Napoli occupa uno spazio importante nella mia ricerca artistica con una serie di opere dal titolo “Na’Culture” in cui trasuda l’amore per le mie origini e per il popolo, quello fiero ed identitario, che ci rende grandi nel mondo.
Quali sono le difficoltà per chi muove i primi passi nel mondo dell’arte?
Per quanto riguarda la mia esperienza, posso dire che l’artista emergente si trova spesso a proiettarsi in un mondo irreale, creativo e dunque a sé stante, sognando di raggiungere mete importanti. La cosa più bella ed emozionante, però, è quando alcuni di questi sogni si realizzano davvero. La difficoltà più grande per un artista è quella di far conoscere la propria arte agli altri e farla comprendere: dovrebbe esserci più coraggio e sostegno da parte degli operatori del mercato nell’investire maggiormente nei giovani, in nuove idee e progetti.
Quale è il rapporto tra artisti emergenti e mercato dell’arte?
Lo stesso rapporto che esiste tra i due amanti della mia scultura “Odi et Amo”, dove l’arte emergente è il gentil sesso. La creatività dell’artista vorrebbe essere libera, ma è tenuta in pugno dall’uomo che rappresenta il mercato. Al contempo, la creatività è attratta da questo incredibile mondo fatto di esposizioni, aste e investimenti. È un legame inscindibile, ma difficile da attuare: le cosiddette “barriere all’entrata” sono spesso difficili da superare e non sempre tengono conto del gusto e del pregio emotivo di un’opera.
Prossimi progetti? Collaborazioni?
In questo periodo storico, la pandemia ha riscritto una scala di valori, in cui l’arte, espressa in tutte le sue forme, sembra purtroppo essere diventata un passatempo che non produce nulla di concreto, che andrebbe quasi abolita per concentrarsi sulla produzione. La mia ovviamente è una provocazione che mira a farci riflettere su quanta poca attenzione il nostro paese dia al sistema dell’arte in genere. Per questo motivo, diversi miei progetti sono stati cancellati o rimandati. Ad oggi sono molto orgoglioso, però, di collaborare con gallerie locali come Bowinkel, tra le più antiche che operano in Italia, e la Syart di Sorrento che sostiene l’arte emergente.
Alessandra Nespolino
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