Figura di spicco nel mondo dell’arte: La scomparsa di Angelo Calabrese
Il mondo dell’arte ha contratto nel corso degli anni un grosso debito con Angelo Calabrese. E la sua scomparsa lascia un vuoto non facilmente colmabile, se si tiene conto dello spessore culturale dello studioso e della sua ansia di ricerca. Perché Angelo ha vissuto la critica d’arte come una costante scoperta. Un territorio che pur non avendo per lui confini gli si apriva di volta in volta con la proposta di nuovi scenari. Così non sorprende che gli incontri, che hanno scandito il suo mondo di esperienze (e penso a figure come Corrado Cagli e Palma Bucarelli alle quali ha peraltro destinato due suoi libri) si pongono come il punto più alto di quelle scoperte e di quegli studi che hanno segnato tutta la sua vita. Docente di lettere, pubblicista, autore di pregevoli monografie, Angelo Calabrese è stato un critico di sicura preparazione e rigorosa onestà di giudizio. Elio Mazzella, che lo ha frequentato per anni, ricorda che spesso ha rifiutato di presentare mostre e pittori perché a suo avviso non offrivano garanzie di un lavoro all’insegna della creatività e dell’arte. Assiduo frequentatore degli studi e delle gallerie d’arte più accreditate, Angelo Calabrese è stato per lunghi anni, insieme a Salvatore Di Bartolomeo, ospite dei fratelli Mazzella, a Villa Haas, in quello che fu l’ambiente di lavoro di Ennio Tomai. La sua scomparsa priva il mondo dell’arte di uno dei suoi figli più illustri e soprattutto più attento.
di Camilla Mazzella
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