In funicolare con l’autocertificazione
Aumenta dal 50% all’80% la percentuale di utenti nei mezzi pubblici
Funicolari assimilate a funivie o seggiovie…come se fossero la stessa cosa. Da qui nasce l’obbligo, per chi salirà sul mezzo di trasporto tanto caro ai vomeresi, di munirsi di un’autocertificazione da consegnare ogni qualvolta la si voglia utilizzare. Un provvedimento frutto dell’accordo sul trasporto pubblico locale, arrivato grazie all’azione di mediazione delle Regioni con il Ministero dei Trasporti, il comitato tecnico scientifico e il Ministero della Salute, che pure ha portato all’aumento della percentuale di clienti trasportabili in epoca di covid. Si passerebbe, infatti, dal 50% all’80%. Permane l’obbligo di indossare la mascherina e del distanziamento. A far discutere sono le norme specifiche per le funicolari che non hanno tenuto conto delle singole realtà (urbane ed extraurbane). Saranno installati termoscanner, fin qui niente di grave, magari qualche rallentamento. Ma il problema sorge quando emerge l’obbligo di munirsi di un’autocertificazione. Oltre alla difficoltà per gli utenti che ogni giorno dovrebbero compilare un modello specifico (abbonati compresi), si costituirebbe un problema, forse ancora superiore, per chi dovrà gestire questa immane mole di documenti cartacei. A regime le funicolari trasportano ogni giorno circa 60mila persone.
Difficile immaginare 60mila fogli valutati ed archiviati ogni giorno. Per questo ANM ha sollecitato un intervento del Comune che chieda al Governo una modifica o deroga. In caso di diniego è praticamente impensabile che la funicolare possa trasportare l’80% degli utenti abituali provvisti di autocertificazione, quindi resterebbe esclusa da un provvedimento che, così riguarderebbe solo servizio metropolitanto e di autobus.
Il paradosso si infittisce quando, leggendo i termini dell’accordo, si evince che i controlli e la raccolta della documentazione spetterebbero ai venditori di biglietti. Da anni è in corso una battaglia che ha ridotto drasticamente i punti vendita (le edicole, ad esempio, lamentano l’esiguità dei guadagni). I principali venditori restano tabaccai e proprio le edicole che, salvo rare eccezioni, non sono nelle condizioni di verificare dove e quando verranno utilizzati i biglietti venduti e men che meno hanno spazio per archiviare le autocertificazioni. Nella maggior parte delle stazioni metropolitane, peraltro, il compito della vendita di biglietti è affidato a macchinette automatiche, spesso dalla dubbia affidabilità. Un cittadino molto scrupoloso potrebbe lasciare la sua autocertificazione in un contenitore, ma chi passerebbe a raccoglierle per verificare che tutto sia stato fatto nel rispetto delle regole? Forse sarebbe meglio fare un passo indietro e prevedere una norma specifica per le funicolari urbane.
Cristiano De Biase
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