Lo smart working all’epoca del Covid
Migliorata la conoscenza delle piattaforme per videochiamate
Pensiamo agli anni ‘90 e a come avremmo reagito se il virus ci avesse fatto compagnia in quel tempo. Probabilmente avremmo avuto linee telefoniche perennemente occupate, ragazzi confinati nelle case senza neanche la possibilità di tenersi in contatto tra loro, professionisti incalliti e dipendenti di pubblici uffici che non avrebbero potuto rinunciare alla loro mobilità per recarsi sul luogo di lavoro. Molte di queste situazioni si sono venute a creare realmente nel 2020 e il covid-19 ha dimostrato che ci può essere sempre una piccola quota di regresso in ogni forma più evoluta di progresso. Chi di noi non ha ammiccato un sorriso quando rimaneva immortalato sul suo dispositivo di comunicazione con espressioni non propriamente sveglie? Al netto di questo sgarbo la tecnologia ci ha aiutato. Secondo uno studio dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano già tra il 2018 e il 2019 c’è stata una crescita del 20% in relazione al lavoro agile. La percentuale era destinata a crescere lentamente anno dopo anno ma la sferzata decisiva l’ha data il virus con un aumento dei lavoratori agili che dai 570mila del 2019 hanno superato il milione. La piattaforma ancora ad oggi più utilizzata in Italia è Skype, la soluzione più conosciuta per fare videochiamate. Offre la possibilità di gestire i flussi di comunicazione aziendali nel loro complesso. Tra i suoi rivali possiamo annoverare Zoom, Google meet, Microsoft teams ma anche Whatsapp che, grazie alla sua semplicità e immediatezza, ha riscosso un notevole successo.
Tra i primi vantaggi del lavoro agile c’è la logistica. Evitando di doversi recare presso la sede aziendale il lavoratore può abbattere lo stress del viaggio e gli sprechi di tempo garantendo un maggiore equilibrio tra vita privata e professionale. Altro beneficio dello smart working è la riduzione di emissioni di CO2. Sono circa 19 milioni le persone che si spostano ogni giorno per raggiungere il posto di lavoro. Basterebbe anche un solo giorno, ogni settimana, di lavoro agile per abbattere del 20% il numero di Km percorsi in un anno risparmiando combustibile ed evitando l’emissione di 550 tonnellate di polveri sottili con relativo impatto positivo sull’ambiente e sulla salute della popolazione. I lavoratori italiani, però, rispetto a molti altri loro colleghi stranieri restano ancorati al concetto di lavoro tradizionale.
Tra le principali criticità dello smart working si evidenzia prima di tutto l’isolamento. Il lavoro agile crea una distanza tra lavoratore e dinamiche d’ufficio non favorendo lo scambio di idee con i colleghi. Un incontrastabile realtà. Ecco perché la giusta via di mezzo non andrebbe male.
Riccardo Rubino
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