Il rispetto per lavoro e sofferenza
di Giuseppe Porcelli
Salutare i nostri lettori, scambiare due chiacchiere, avere critiche e qualche complimento. Lo spirito del Vomero Magazine è quello di essere a diretto contatto proprio con i nostri lettori, fornire un momento di svago e di riflessione, ma anche avere gli occhi puntati sul quartiere. Tutto questo, nel mese di aprile, ci mancherà. Ci è mancato nella sua fase organizzativa e realizzativa, ma anche, e forse soprattutto, nel momento in cui il frutto del lavoro della nostra squadra si presenta al giudizio di chi ci legge.
Ma l’emergenza causata dal Covid-19 ha provocato danni ben più gravi. Oggi tutti stiamo combattendo una battaglia che, per la maggior parte di noi, è una esperienza mai provata e che mai avremmo voluto provare. Siamo messi alla prova come individui e come comunità. Come Italiani, napoletani e, perché no, anche vomeresi. Mai come in questa occasione il comportamento di uno incide sulla salute di tutti.
Non ci stancheremo mai di dire “restate a casa”. Si è a lungo discorso dei gravi problemi economici, relazionali, lavorativi che questa quarantena sta causando. Ma oggi siamo soprattutto di fronte ad un’emergenza sanitaria. Ci stiamo abituando ad ascoltare numeri che sono da brividi. Migliaia di morti, contagiati, terapie intensive…in tv si attende quell’unico numero positivo, quello dei guariti. Qualcosa alla quale aggrapparsi deve pure esserci!
Oggi, però, regna ancora lo sguardo perso di chi si affaccia dai balconi e vede strade, fino a pochi giorni fa affollate, completamente desolate. La mente vola ai ricordi di quell’andirivieni di persone indaffarate che non vediamo l’ora possa ritornare. Non sono mancate raccolte di fondi, azioni di solidarietà e di comunione. È un momento della nostra vita che non dimenticheremo, e non dimenticheremo chi non può rimanere a casa, chi combatte al fianco dei malati con abnegazione e professionalità. Chi deve garantire la sicurezza per le strade e il rispetto delle norme, chi garantisce i servizi essenziali. Ogni applauso è rivolto a loro. Rimanere a casa ci sembra il minimo per rispettare il loro lavoro e la sofferenza dei malati!
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