COLORI DENSI DI LUCE E TANTA POESIA NELLE TELE DI VINCENZO CAPRILE
C’è un’infanzia popolata d’arte nella formazione di Vincenzo Caprile, il pittore al quale Napoli ha dedicato una traversa di via San Giacomo dei Capri. Nato nel 1856, studi all’Istituto d’Arte della città partenopea, prima allievo di Smargiassi, per il paesaggio e poi di Domenico Morelli, ama seguire anche l’insegnamento di Campriani, che preferiva lavorare all’aria aperta, piuttosto che nella quiete dello studio. Caprile, a ragione, viene considerato un impressionista da attenti studiosi della sua pittura. La civiltà contadina, anche nei suoi rappresentanti più tipici, ripropone l’atmosfera dei luoghi che hanno ispirato i suoi capolavori giovanili. A partire da “La dote di Rita“ e da “Chi mi vuol bene mi segue”, due tele caratterizzate da un gusto narrativo, garbato e sincero, che hanno sempre incontrato il favore del pubblico nelle diverse esposizioni nazionali. L’opera “Chi mi vuol bene mi segue”, in particolare rappresenta una pastorella con un fascio di canne e di erba che alcune pecorelle si accingono a brucare. L’ Illustrazione Italiana del 1881 così ne scrive: “La pittura del Caprile è come quella figura giovane, robusta, sana, schietta e viva.” Artista versatile, pratica tutte le tecniche: a olio, a tempera, a pastello e spazia dal paesaggio al ritratto, alla descrizione delle scene di interni e a quelle di vita del popolo napoletano e dei paesi della Costa d’Amalfi, raggiungendo esiti sempre densi di una spiccata vena poetica. Incaricato di ritrarre i membri della famiglia reale in una tela da collocare nell’aula parlamentare, Caprile acquista una notevole fama e un grande riscontro di mercato. Nel 1888 è infatti invitato a Buenos Aires, dove lungo tutto un anno sarà il ritrattista di diplomatici e politici. Nel 1890, quando lo storico caffè Gambrinus, punto di riferimento della nobiltà napoletana, inaugura le sue belle sale Caprile viene chiamato, insieme fra gli altri a Pratella e Scoppetta a decorarne le volte. È suo il pastello, dal colore luminoso e tenero, che raffigura “La Lucianella”, giovane fanciulla con la brocca dell’acqua sulfurea. Noto soprattutto per i paesaggi ispirati a Napoli, Capri, Venezia, dove trascorrerà le sue primavere, Caprile è anche un assiduo frequentatore di Positano, meta dei suoi soggiorni estivi.
E qui incontrerà un’affascinante modella, che sposerà. Presente alle più importanti mostre nazionali e straniere (Nizza, Londra, Berlino), le opere di Caprile si trovano nei Musei e nelle Gallerie pubbliche di tutta Italia. Muore a Napoli, sua città natale, nel 1936.
di Camilla Mazzella laureata in Studi storico-artistici
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