Michelangelo Iossa racconta i Beatles
A giugno Paul McCartney si esibirà a piazza Plebiscito
“Un concerto non solo per Napoli, ma per il mondo”
In occasione del concerto di Paul McCartney in programma a Napoli nel giugno 2020, Michelangelo Iossa, scrittore, giornalista e critico musicale vomerese, racconta la dedizione che lo ha spinto a diventare uno dei maggiori studiosi italiani del fenomeno Beatles.
Prima ancora di diventare un esperto, come è nata la tua passione per i Beatles?
Erano gli anni ’80. Il primo disco mi capitò in mano quasi per caso, a sei anni. Il giorno del mio onomastico, oltre alla classica scatola Lego, mi regalarono “The Beatles Ballad”: una raccolta di successi che uscì in quelle settimane. Fu amore a primo ascolto. Sulla copertina del disco non c’erano i Beatles per come li conosciamo, ma c’era un disegno naïf di questi quattro personaggi di cui sapevo poco o nulla. Sentii la necessità di documentarmi finché, da adolescente, cominciai a raccogliere anche articoli, libri e biografie. Così, è nata la mia attenzione non solo per la musica, ma anche per la carriera dei Beatles.
In che modo il quartiere ha contribuito alla tua crescita come professionista?
Il Vomero è stato la culla della mia formazione. Dai Salesiani fino alle librerie e ai negozi di dischi. Prima di tutti, Loffredo e Cesarini. Dal primo, avevo modo di procurarmi libri importati dall’Inghilterra, mentre, dal secondo, avevo a disposizione un database umano. In questi due avamposti della cultura, ho avuto modo di conoscere persone che mi hanno ispirato oltre che insegnato. Forte di questi anni, quando sono diventato giornalista, ho potuto unire la passione per i Beatles alla mia professione arrivando a dedicargli quattro volumi tra il 2003 e il 2006.
Nel 1991 il concerto di Paul McCartney al Palapartenope fu un successo. Cosa ti aspetti da questa nuova esibizione?
Sulla qualità della musica, non si discute. Non si tratta di passione, ma di numeri: i Beatles sono l’unica band al mondo che ha superato i due miliardi di copie vendute.
Sono stati acquistati più di diecimila biglietti nei primi cinque giorni di prevendita.
Ma il dato interessante è che, tra questi, ci sono per lo più americani, spagnoli e tedeschi. Napoli non è stata scelta solo come meta musicale, ma anche come meta turistica. Piazza del Plebiscito
diventerà un crocevia di culture e popoli diversi uniti dall’amore per la musica e per la nostra città.
Questo messaggio d’amore, di cui hai parlato anche nel tuo libro dedicato alle canzoni d’amore dei Beatles, è ancora attuale nel 2020?
Non ho dubbi su questo, ma temo che non abbia lo stesso impatto.
Negli anni ’60 i Beatles avevano un potere mediatico universalmente riconosciuto che oggi, purtroppo, non hanno più. Non penso che una canzone possa cambiare il mondo, ma, di sicuro, può contribuire a far riflettere l’individuo.
Cesare Bianchi
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