Crolli e cedimenti al Vomero
Le cause? Mancati controlli e manutenzione ordinaria carente
Crolli di cornicioni, cedimenti di intonaco di palazzo, caduta di alberi sono purtroppo eventi che si stanno ripetendo sempre più spesso in città interessando tutti i quartieri. Tra le cause principali la mancata manutenzione ordinaria degli edifici, sarebbe bastato infatti un atteggiamento di “buon padre di famiglia” per evitare la morte o il ferimento di ignari pedoni che si sono trovati, per mera casualità, a passare in un determinato luogo nel momento sbagliato. Questo è, infatti, quanto accaduto al quattordicenne Salvatore Giordano che nel 2014 rimase vittima di calcinacci caduti mentre passeggiava nella Galleria Umberto o al commerciante Rosario Padolino, 66 anni, che lo scorso 7 giugno, è stato colpito da un cornicione che la rete di protezione, che lo conteneva, non ha più retto. A questi tragici espisodi negli anni se ne sono aggiunti tanti altri in cui cittadini o turisti sono rimasti, fortunatamente solo feriti o si è registrata solo tanta paura o danni alle auto parcheggiate. L’ingegnere Paolo Falbo ha spiegato che il fenomeno può interessare sia costruzioni in cemento armato che in muratura ed ha aggiunto: “non sono crolli legati essenzialmente alle strutture, ma al distacco di intonaci o di elementi ornamentali, fregi, cornicioni… quindi delle parti superficiali. Il processo di distacco, in genere, è preceduto da fessurazioni e lesioni prodotte sugli strati superficiali e successivamente all’azione degli agenti atmosferici (es. infiltrazioni di acqua piovana) che disgregano gli strati più interni, favorendone il distacco. La causa in particolare può riferirsi ad un processo di ossidazioni dei ferri di armatura, alla carbonatazione del calcestruzzo e alla perdita di consistenza degli strati superficiali”.
Antonio Milizia, ispettore dei Vigili del Fuoco di Napoli ha dichiarato “la rete di contenimento che spesso viene utilizzata per mettere in sicurezza le situazioni di pericolo dovrebbe essere un rimedio provvisorio, ma invece troppo spesso resta sine die e con il cambio di stagione i materiali tendono a dilatarsi e quindi la rete non riesce a tenere le masse che dovrebbe contenere”. A questo punto bisognerebbe individuare le responsabilità: chi deve controllare e chi deve effettuare i lavori. L’ingegnere Falbo ha ricordato che negli ultimi anni è stato introdotto il cosiddetto “libretto (o fascicolo) del fabbricato”, una sorta di diario dove riportare tutti gli interventi eseguiti allo stabile con l’intento di monitorare il suo stato di efficienza. “È responsabilità degli Amministratori Condominiali e dei proprietari degli immobili intervenire per l’esecuzione della manutenzione ordinaria e straordinaria, è compito poi dell’Ufficio di Sicurezza del Comune quello di vigilare sul patrimonio immobiliare per evidenziare situazioni di criticità, per la salvaguardia della pubblica e privata incolumità”, ha concluso l’ingegnere Falbo. La verifica dei cornicioni andrebbe effettuata ogni tre anni come ha ricordato l’Ispettore Milizia, ma ciò spesso non accade: “Noi vigili del fuoco veniamo chiamati in situazioni di pericolo imminente ed effettuiamo un intervento d’urgenza comunicandolo anche al Comune che poi dovrebbe accertare e verificare che si proceda all’esecuzione dei lavori”. Il Comune ha quindi un gravoso lavoro da sbrigare ed un rimedio potrebbe essere collaborare con alcuni Ordini professionali come ricordato dal Presidente della Prima Municipalità, Francesco De Giovanni: “Un paio di anni fa venni contattato dall’ordine degli ingegneri e dall’associazione costruttori perchè volevano occuparsi gratuitamente di effettuare un controllo preventivo dei cornicioni dei palazzi con propri tecnici”.
Un progetto che, fino ad ora non ha però avuto seguito, che potrebbe essere però un valido aiuto al Comune che dovrebbe solo intervenire nel richiedere i lavori dove necessario. Nel 2002 si provò ad introdurre una nuova cultura della manutenzione quando l’Assessorato all’edilizia del Comune avviò un programma di recupero dei fabbricati privati del Centro Storico mettendo a disposizione incentivi di carattere economico ed attivando una collaborazione tra pubblico e privato con il cosidetto progetto “Sirena”.
Chissà che non possa essere riproposta un’idea similare, in tempi rapidi, per provare a ridurre i pericoli per turisti e cittadini, mentre camminano tranquillamente lungo le strade.
Claudia Prezioso
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