Un bilancio dopo le riforme del MIUR
Esami di Maturità 2019
La notte tra il 18 e il 19 giugno di quest’anno largo San Martino è gremita di giovani studenti provenienti da ogni scuola di Napoli. È la notte prima degli esami di maturità e, come la tradizione vuole, va passata insieme ai compagni quinquennali di avventura cantando Venditti e stappando bottiglie di spumante, sperando che porti fortuna e allevi un po’ d’ansia.
Trepidazione ed eccitazione quest’anno si sono fatte sentire anche in vista delle riforme attuate dal MIUR: due prove scritte invece di tre e una prova orale che non si sviluppa più a partire da una tesina bensì dall’estrazione di una delle tre buste predisposte dalla commissione. Ciascuna contiene un documento (quadro, fotografia, articolo di giornale) a partire dal quale il candidato deve sviluppare argomentazioni orali facendo collegamenti con le diverse discipline studiate.
Una prova che ha creato molta agitazione per il contenuto ignoto della busta. Nonostante si tratti di temi già esposti in classe, la prestazione può sembrare quasi dettata dalla fortuna della scelta. Quando, però, il 24 giugno sono iniziati gli orali, a detta dei ragazzi, sono state riscontrate meno difficoltà del previsto. La commissione si è mostrata per lo più comprensiva. Tuttavia la normativa del tutto nuova e inaspettata per molti, ha suscitato da subito non poche perplessità.
Le innovazioni proposte per di più sono state introdotte ad anno scolastico iniziato, il che ha creato un “terremoto” nella scuola, come racconta la professoressa Elisabetta Himmel docente di italiano e coordinatrice del dipartimento di lettere del Galilei: “La prova orale è stata la vexata quaestio, a mio parere la mappa concettuale era diventata un rito in una qualche misura abbastanza vuoto, invece trovo interessante la nuova tipologia di colloquio.”Anche la prima prova d’italiano ha subito dei cambiamenti: il saggio breve e il “tema storico”, abrogati dalla riforma, fanno spazio al “testo argomentativo” che fornisce un’unica fonte da cui sviluppare la propria tesi. Quest’anno contrariamente alle aspettative di molti studenti che avevano previsto un tema sull’ambiente, si affiancano alla poesia di Ungaretti e al brano tratto da “Il giorno della civetta” di Sciascia, i testi argomentativi “L’illusione della conoscenza” di Steven Sloman e Philip Fernbach (la traccia più gettonata dai maturandi) e “Tra sport e storia” che ruota attorno alla figura di Gino Bartali.
L’insegnante d’italiano e latino Marilù Pirro dell’Alberti sottolinea come sia stato difficile per i professori in primis simulare nei compiti in classe questo nuovo tipo di prova: “L’idea delle simulazioni proposte dal Ministero è stata un’iniziativa notevole, anche se quasi doverosa, poiché ci ha dato la possibilità di esercitare i ragazzi .”Infine, alla gioia per l’abolizione della tanto temuta terza prova si affianca una seconda prova “doppia”, comprendente non più una ma due discipline. Per la matematica e la fisica allo scientifico, per esempio, è stato proposto uno studio di funzione e un problema sul condensatore, mentre per il greco e il latino al classico il confronto è avvenuto tra Tacito e Plutarco. “Le riforme vanno fatte non partendo dalla fine, cioè dagli esami, ma dall’inizio, come le fondamenta di una casa. Sono favorevole a un criterio comparato di latino e greco, ma una prova di questo tipo presupponeva una preparazione a partire dal biennio. Il latino è una lingua del popolo, il greco è una lingua che lavora per analogie, è la lingua dei filosofi. Il confronto tra le due viene fatto costantemente, ma per preparare gli alunni ad un esame è necessario uno studio approfondito e mirato a questo aspetto.” Spiega la docente del Sannazaro Loredana Saini. Le difficoltà non sono state, quindi, solo dei ragazzi ma anche di chi ha dovuto indirizzarli, cambiando i propri piani. Non a caso la professoressa Rita Sangiorgio, insegnante di storia dell’arte del Vittorini, conferma: “Per un esame con tante novità, forse troppe tutte insieme, abbiamo fatto una corsa contro il tempo. Ci stiamo mettendo alla prova tutti, sia insegnanti che studenti.” Poi in definitiva, aggiunge: “Nel punteggio complessivo i crediti hanno una maggiore rilevanza rispetto agli anni precedenti, ma bisogna comunque considerare che ogni ragazzo ha una propria emotività che probabilmente farà la differenza.
Per l’anno prossimo saremo tutti un po’ più rodati.”
Laura d’Avossa
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