‘O Canciello ‘e fierro
di Mimmo Piscopo pittore
L’antico borgo, luogo di contadini e lavandaie del vicino vico Acitillo, denominato “Cancello di ferro”, masseria dei famosi broccoli del Vomero, deve il suo toponimo ad un robusto cancello di ferro abolito prima della 2° guerra mondiale, dove i confini, segnati prevalentemente da assi e tralci, delimitava la proprietà di un signorotto.
Questo si trovava a valle di via Luca Giordano in via Doria, angolo via Cesi, dove unica, residua testimonianza, inglobato in un palazzo, ad angolo, vi è un pilastro di basalto con segni di vecchi cardini che sostenevano il cancello alla cui base i resti di una consunta pietra miliare segnava il limite della cinta daziaria che come tanti indizi delimitavano l’allora “Muro Finanziere”.
Esso faceva parte di una serie di posti di controllo che andavano dalla via Antiniana, vico Acitillo, Vomero Vecchio, S. Stefano, Villanova, Posillipo e Agnano e, per la Cesarea- via Conte della Cerra- collegava la città bassa. In altro versante, Case Puntellate, la Pigna, Soccavo, i cui resti sono soffocati dalla dissennata edilizia, come il colombario di via Pigna. Ma questa è un’altra storia.
Oggi, quale superstite segno del passato, nel Largo Antignano vi è una antica targa marmorea “Qui si paga per li regji censali”, traccia malinconica di quando il Vomero era sito di pacata esistenza.
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