Edicole, salvarle si può
Esposito: mancano interventi a sostegno della categoria
Da sempre le edicole sono definite un punto fondamentale per l’informazione, ma negli ultimi cinque anni, solo nella città di Napoli, i punti vendita sono passati dai 500 ai 290 di oggi, una falcidia, famiglie intere che si trovano di punto in bianco senza lavoro. E tutto avviene nel silenzio generale.
Le cause sono diverse. Certo c’è un’inarrestabile disaffezione verso la lettura cartacea, ma è anche vero che da troppo tempo non si mettono in campo interventi a sostegno della categoria. Ma procediamo con ordine.
Con la legge 108 del 1999 si dava delega alle Regioni di emanare una legge per il “riordino del sistema di diffusione della stampa quotidiana e periodica”, in sostanza di fornire indirizzi ai comuni per definire chi e in quale modo poteva accedere alla vendita di quotidiani e periodici.
Siamo arrivati al 2019 e la Regione Campania, dopo venti anni, non ha ancora preparato questa legge. Perciò è accaduto che, nel vuoto normativo esistente, i comuni abbiano rilasciato autorizzazioni alla vendita a tante attività commerciali senza nessun vincolo né qualitativo né quantitativo, togliendo l’esclusiva alle edicole che sono le uniche realtà dotate di una professionalità specifica nel settore.
A dicembre del 2018 è stato raggiunto un accordo tra le organizzazioni sindacali degli edicolanti e l’Anci (l’associazione nazionale dei comuni italiani), che prevedeva di sensibilizzare i comuni affinché dessero la possibilità alle edicole di essere partner nella creazione di “centri servizi per il cittadino” per il rilascio di certificati anagrafici, ticket sanitari e altro, e al tempo stesso consentire di usufruire di spazi espositivi per veicolare pubblicità. Anche in questo caso però tutto è rimasto sulla carta e fino ad oggi nessun contatto è stato avviato per dare seguito alle promesse.
Ultimo e non ultimo è il rapporto con gli editori. Da quindici anni attendiamo il rinnovo dell’accordo nazionale. Intanto gli editori praticano una politica di ribasso sui prezzi delle pubblicazioni (cut price), per combattere tra di loro la guerra sulla vendita degli spazi pubblicitari, senza rendersi conto degli effetti disastrosi che provocano i minori incassi sui bilanci delle edicole, e rilasciano abbonamenti super scontati senza riconoscere un aggio maggiore alla rete di vendita con una prepotenza inaccettabile che rende evidente la posizione dominante frutto di un monopolio di fatto.
Ma la rete di vendita non ci sta. Il 28 gennaio a Roma si è tenuta una manifestazione nazionale contro gli editori e le proteste non si fermeranno fino a quando gli editori non si siederanno al tavolo delle trattative con la consapevolezza di dovere riconoscere percentuali dignitose agli edicolanti. Se sarà necessario, andremo avanti e organizzeremo altre manifestazioni nelle principali città italiane.
Aldo Esposito
Segretario provinciale Sinagi Napoli
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