Il peggior sordo
“Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire” è un noto proverbio perfetto per descrivere quanto accaduto durante l’incontro di calcio tra Inter e Napoli. Il lato tecnico, con la brutta sconfitta dei partenopei arrivata all’ultimo secondo dopo aver sfiorato la vittoria, passa in secondo piano. La scena, purtroppo, l’hanno conquistata i soliti delinquenti, protagonisti di drammatici incidenti, e i cori beceri che hanno accompagnato l’intero svolgimento della partita. Li hanno sentiti tutti, allo stadio e davanti alla tv, difficile pensare che gli ufficiali di gara, in primis l’arbitro, non abbiano sentito, come è difficile pensare che non abbiano ascoltato le reiterate richieste da parte della panchina del Napoli di sospendere la gara. De Laurentiis aveva avvertito tutti.
Qualcuno dice che parlare male degli arbitri possa aizzare gli animi, è possibile e bisogna sempre avere una giusta misura, ma sono anche le ingiustizie reiterate che spesso esasperano gli animi.
E l’arbitro in questione è stato protagonista con il Napoli di episodi inenarrabili. Errori capaci di entrare nella storia del calcio. Proprio quell’arbitro che condannò, con la sua più che discutibile gestione, il Napoli ad una cocente sconfitta nella Supercoppa Italiana, disputata a Pechino contro la Juventus nel 2012, è stato il protagonista di questo improvviso “blackout uditivo” che gli ha impedito di sospendere la partita.
Gli ha impedito di comprendere la situazione che stava vivendo un calciatore, correttissimo e stimato da tutti, come Koulibaly e lo ha indotto ad espellerlo, esponendolo ancora di più, agli indegni cori di un gruppo di persone che con il tifo non ha nulla a che vedere. Belle sono state le dimostrazioni di solidarietà a partire proprio dagli avversari dell’Inter, ma non basta.
Il Napoli è comunque ripartito, senza Koulibaly e Insigne squalificati per due giornate, e ha vinto. Ha chiuso l’anno con un sofferto successo sul Bologna firmato Milik e Mertens.
Un anno nel quale gli azzurri hanno salutato la Champions, ma vogliono ancora dire la loro, in Italia e in Europa, avendo tutte le carte in regola per provare ad alzare un trofeo.
G.P.
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