Musica popolare per le strade vomeresi
Cantìco: il sound della tradizione
“Ci ispiriamo a Eugenio Bennato e Antonio Piccininno”
Passeggiando lungo le strade del Vomero nel periodo delle festività natalizie si sente sempre della musica che accompagna, musica di diverso genere, ma se improvvisamente riuscite a sentire una musica dal sound fortemente legato alla tradizione popolare meridionale vi potreste trovare di fronte due musicisti, Joey Napolitano e Sara Della Torre, che insieme formano il duo Cantìco, nome che nasce dalla fusione di Cantico e Antico.
Chi sono i Cantìco? Volete parlarci del vostro legame con Napoli?
Siamo un duo nato questa primavera composto da due chitarre e due voci, entrambi con precedenti esperienze nell’ambito della musica popolare. La particolarità è che, quando si tratta di musica popolare, di solito ci sono più strumenti. Abbiamo visto che funzionava e vogliamo portare avanti quest’idea. La cosa bella è che, oltre che professionalmente, ci siamo avvicinati anche sentimentalmente. Con la città abbiamo un rapporto molto sereno. Ovviamente, come capita con le persone a cui sei molto affezionato, vivendola ogni giorno le criticità vengono fuori per forza. Forse, i problemi principali sono quelli che incontriamo dal punto di vista logistico. Con il pubblico c’è un rapporto molto bello. Le canzoni che proponiamo sono antiche, musica del Cinquecento e del Seicento, e un buon 80% delle persone non le conosce, ma ne sono molto incuriositi. C’è un grande amore per le tradizioni, non è semplice nostalgia. Si tratta prevalentemente di tarantelle, novelle, racconti cantati, pizziche, tammurriate.
Vi definireste artisti di strada? Cosa significa questo per voi?
Nasciamo come artisti di strada, anche se non è la nostra ambizione primaria. A differenza di un pubblico che, ad esempio, va in teatro, la nostra platea non è pagante. L’artista di strada deve crearsi da sé il suo pubblico, essere abile a catturare l’attenzione e a mantenerla costante. Quindi è soprattutto una questione di tempi, ma alle volte anche di fortuna: se si mette a piovere è difficile che le persone rimangano ferme ad ascoltarti. Diciamo che il nostro pubblico è biodegradabile, se non stiamo attenti, può sciogliersi! Un’altra cosa importante per un artista di strada è, ovviamente, la propensione a spostarsi, a viaggiare. La nostra professione è un rimedio contro la timidezza: con la chitarra in mano è impossibile essere riservati.
Pensate che il vostro percorso sia più difficile rispetto a quello di chi, magari, sceglie di sfondare attraverso i talent e il web?
Non sappiamo dire se sia più difficile o più facile. In realtà sfondare non ci interessa particolarmente. Ciò a cui teniamo di più e diffondere la tradizione. Ci sono tanti altri gruppi che si avvicinano a questo genere, anche in maniera superficiale. Per quanto ci riguarda, c’è un grande lavoro di ricerca, che deve essere fatto con attenzione. Lo zoccolo duro dei fan arriva con il tempo e l’esperienza. Trattandosi di musica popolare, ci si aspetta che ci si affidi all’improvvisazione. Noi studiamo molto e sappiamo, per esempio, che la stonatura alle volte ci deve stare. Ma non deve essere un pretesto per fare quello che si vuole.
Si pensa, sbagliando, che sia una musica a cui tutti possono accedere.
Ci sono musicisti ai quali vi ispirate?
Di modi di cantare che amiamo, ne esistono molti. Uno su tutti è quello di Antonio Piccininno, cantore tradizionale di Carpino, che usava la “chitarra battente”, uno strumento povero che ora è diventato oggetto di collezionismo e quindi molto costoso (si tratta della chitarra che lo stesso Joey usa. n.d.r.). Ma anche artisti come Carlo D’Angiò, Eugenio Bennato e Giovanni Mauriello. Ci piace pensare che stiamo lavorando per trasmettere una continuità del Meridione. Non a caso, il nostro disco, distribuito proprio questo mese, si chiama Miezejuorne.
Oltre a Napoli vi esibite in altre città?
Giriamo tutta Italia. Paradossalmente, è una musica che fa parte delle nostre radici, ma ci fa stare sempre in movimento.
Ci dite qualcosa sui vostri progetti a lungo termine?
Speriamo di vivere con la nostra musica perché è la nostra vita. Vogliamo dedicarci esclusivamente a questo perché le energie che ci porta via sono enormi. Abbiamo già fatto un disco e vorremmo farne uno per il prossimo anno con brani inediti.
Prossimamente, dove e quando potranno venire ad ascoltarvi i vostri ammiratori?
Da gennaio cominceremo a programmare i festival estivi. Speriamo di attirare tanti spettatori appassionati della nostra musica.
Chiara Spaziano
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