Francesco Saverio Netti. Dall’esperienza francese al ritorno alle origini
di Camilla Mazzella laureata in Studi storico-artistici
Via Francesco Saverio Netti è una traversa di via Simone Martini. Ha un aspetto gradevole perché vi sono lembi di verde. Il pittore è nato nel 1832 a Santeramo in Colle (Bari), allora Regno delle due Sicilie, da una famiglia della borghesia fondiaria pugliese. Per tutta la vita nutrì per i suoi familiari un saldo affetto. Tanto da ritrarli più volte, come testimoniano “Ritratto del fratello Antonio” e “La sorella Mariannina al pianoforte”. La lapide posta dai suoi concittadini nel cinquantenario della morte dell’artista, sulla facciata del Palazzo Netti a Santeramo, così lo definisce “Anima radiosa di letterato, d’insigne critico d’arte, di grande pittore nella scia luminosa dei pittori dell’800″. A poco più di dieci anni fu mandato dal padre a studiare a Napoli, presso il collegio degli Scolopi, a San Carlo alle Mortelle. In seguito, sempre per accontentare il padre, conseguì la laurea in Giurisprudenza. Contemporaneamente però coltivò i propri interessi artistici, seguendo le lezioni di pittura del De Napoli, del De Vivo e del Bonolis.
Nel 1855 si iscrisse all’Istituto di Belle Arti di Napoli, ma insofferente all’insegnamento accademico vi restò solo un anno. Dal 1856 al 1859 si stabilì a Roma per studiare e copiare le opere classiche. Ritornato a Napoli frequentò, nel 1860, lo studio di Domenico Morelli e sulla sua scia si ispirò, almeno inizialmente, ad un realismo con accentuazioni popolari. Come provano i dipinti “La follia di Haideè” (esposto alla prima Esposizione Italiana di Firenze nel 1861) e “Un episodio del 15 Maggio 1848” presente alla prima Promotrice napoletana e conservato nel Museo di San Martino a Napoli. Spirito eclettico, durante tutta la sua vita si divise tra la pittura e un’intensa attività di critico d’arte e commentatore. Fu infatti tra i più brillanti ed illuminati critici del suo tempo.
Recensì molte mostre ed esposizioni artistiche nazionali ed estere, nonché le varie Promotrici napoletane. I suoi scritti, pubblicati in varie riviste dell’epoca, sono stati raccolti dopo la sua morte.
Nel 1866 Netti si reca in Francia dove stringe amicizia con Giuseppe Palizzi ed entra in contatto con Courbet e con i pittori della Scuola di Barbizon. Su consiglio del Palizzi si stabilisce a Grez, piccolo borgo ai margini della foresta di Fontainebleau, dove inizia a dipingere en plein air.
Di questo periodo è “Festa a Grez”, attualmente presso la Pinacoteca Corrado Giaquinto sul lungomare di Bari dove si può anche ammirare l’olio su tela “In Corte d’Assise “eseguito per l’Esposizione Nazionale di Roma del 1883. Il dipinto secondo Edoardo Dalbono rappresenta “uno dei quadri più completi di Netti. Così per forza di colorito, per forza di disegno, per l’assunto prospettico superato magistralmente”. L’ispirazione per questo dipinto fu fornita al Netti dal processo per l’omicidio del capitano Fadda, reduce dalle guerre risorgimentali e ucciso dall’amante della moglie, condannata anch’ella per complicità nel delitto.
Nel dipinto è evidente la lezione di Manet. Il quadro riproduce la tribuna dell’aula dove un gruppo di donne eleganti segue, come se fosse a teatro, lo svolgersi del processo.
A Parigi Netti frequenta anche De Nittis e Cammarano, il quale viveva in una soffitta insieme ad un incisore che -purtroppo- durante la Comune fu scambiato per un insorto e fucilato. Spaventati Netti, De Nittis e Cammarano nel 1871 rientrarono in Italia. Due piccole tele che rappresentano scene di vita cittadina come “Orgia e lavoro” nel 1870 e “Dopo il veglione”nel 1872 ricordano il Netti di questo periodo che risulta piuttosto moderno, rispetto alle precedenti prove.
Nel 1874 effettua una serie di viaggi di studio a Padova, poi a Ferrara e a Venezia. Rientrato a Napoli, nel momento in cui erano stati ripresi gli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano, si ispirò al mondo antico,dipingendo “Coro antico che esce dal tempio” (presentato all’Esposizione Nazionale di Napoli del 1877) e “La lotta dei gladiatori durante una cena a Pompei” esposto a Torino nel 1880 e oggi al Museo Capodimonte di Napoli.
Nel 1884, ospite insieme con i pittori Camillo Miola ed Edoardo Dalbono sullo yacht di Giuseppe Caravita, principe di Sirignano, si reca ad Atene ed in Turchia e rimane affascinato dalla gente, dai luoghi e dai colori dell’Oriente. Di questo mondo vi è traccia nei dipinti come”Veliero”, “Sul Bosforo”, “Donna turca” e “La siesta”, dove la bellissima figura che simboleggia l’erotismo e’ ambientata tra piante esotiche e ricchi tappeti persiani.
Intorno agli anni 90 il pittore rivolgerà le sue ricerche alle scene campestri della sua terra e tornerà in lui il gusto e la passione della resa realistica che già aveva animato le sue opere giovanili. In questo ciclo di dipinti sono da collocare “Riposo in mietitura”, “La messe” e”Il pasto dei mietitori” tutti nel segno di un’atmosfera schietta e genuina.
Come molti pittori dell’epoca, Netti si interessò anche alla fotografia, sia come supporto per lo studio dal vero dei soggetti,sia come nuovo mezzo espressivo. Mori’ nella sua casa natale nel 1894 ed è sepolto nel cimitero di Santeramo.
Molte sue opere fanno parte di collezioni private, molte altre sono presenti in diversi musei italiani.
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