Trasformiamo le edicole in centri di informazione
Intervista ad Aldo Esposito
Negli ultimi anni il Vomero ha perso molte delle sue librerie storiche e dieci edicole. Un bilancio di cui Aldo Esposito, rappresentante degli edicolanti di quartiere, parla con grande apprensione.
Qualche anno fa il Vomero piangeva la chiusura di Guida e Loffredo, oggi scopriamo che nemmeno i giornalai se la passano tanto bene. Cosa sta succedendo?
L’edicolante è l’amico di quartiere, la persona che conosce i giornali e sa aiutare il cliente nella scelta. Questo aspetto è sottovalutato: oggi con Internet e con la TV siamo abituati ad avere informazioni somministrate in modo passivo. La nostra professionalità è invece insostituibile perché aiuta i lettori ad affrontare l’informazione in modo critico. Per questa ragione la chiusura delle edicole è un danno per l’informazione.
I bar ed i centri commerciali vi hanno rubato clienti? La legge permette la vendita libera di prodotti editoriali
No, fortunatamente per noi, la liberalizzazione si è rivelata un flop: si è dimostrata sconveniente per i distributori e per gli editori perché erano costretti a distribuire tante copie in più in cambio di una dispersione di clienti e di vendite. Ci provarono alcuni bar tanti anni fa, ma non temiamo questo genere di concorrenza: chiedere ad un barista di vendere giornali è un po’ come chiedere ad un giornalaio di vendere pomodori: che competenza può avere?
Che tipo di clientela avete?
Ormai solo adulti ed anziani fidelizzati. Ovviamente ogni giorno c’è sempre un buon numero di avventori casuali, ma la clientela maggiore è composta sicuramente dai residenti con i quali c’è un rapporto di fiducia ed amicizia. I ragazzi sono un discorso a parte: avvicinarli oggi alla lettura è difficilissimo. Fino a qualche anno fa c’erano ancora tanti bambini che cercavano i fumetti, oggi anche loro sono quasi spariti.
E gli edicolanti stanno invecchiando assieme ai loro clienti? Un mestiere dal futuro incerto è poco attraente per un giovane
Paradossalmente ci sono ancora tanti giovani. Molti miei colleghi hanno figli che lavorano assieme a loro. Hanno tante idee imprenditoriali ed usano bene il computer, rendendo l’edicola un “centro servizi”: è questo il futuro del nostro settore.
Immagina le edicole del futuro come un Infopoint?
Credo che le edicole si salveranno trasformandosi in un centro di informazione utile per cittadini e stranieri.
Tutta Napoli sta ricevendo benefici da un flusso turistico mai visto prima di oggi: addirittura anche un quartiere residenziale come il Vomero è invaso di turisti. Bisogna sfruttare questo traffico. Immagino ad esempio uno schermo in cui, d’accordo con il Comune, si possono far scorrere avvisi alla cittadinanza. Presentai questo progetto diverso tempo fa, ma non se n’è fatto nulla. Per i turisti si potrebbe invece montare un totem davanti all’edicola che, attraverso uno schermo touch, mostri le informazioni desiderate in lingua straniera.
Ci sono alcuni in zona che hanno cominciato a vendere fiori, altri addirittura del cibo. Sono altre soluzioni per uscire dalla crisi?
No, chi non vende più prodotti editoriali non è un edicolante. Possiamo parlare del successo o flop commerciale di chi ha trasformato l’edicola in un bar o in un negozio di fiori, ma non parliamo più di giornalai puri. Qualche giorno fa un collega ha lanciato una provocazione su Facebook: “Se il cibo è la cosa che vende di più, perché non cominciare a vendere anche i kebab?”
Abbiamo parlato di un futuro immaginario. Mi può descrivere quello reale?
Il futuro della nostra professione dipenderà dalle decisioni di questo governo che ha grandi responsabilità sul futuro dell’editoria.
Al momento prevedo un futuro con poche edicole rimaste aperte, ma trasformate in un punto di riferimento per l’informazione del quartiere.
D’altro canto, sono convintissimo che l’informazione cartacea non morirà mai. Guardiamo l’America, che è avanti di dieci anni rispetto all’Italia: negli ultimi tempi sta tornando la carta stampata a discapito dell’online, che ha subìto invece una flessione di visite. Questa è la dimostrazione che il lettore è stanco delle bufale su Internet. Ed il giornalaio di quartiere è pronto ad aiutarlo nella scelta del giornale più autorevole.
Federico Norberto Quagliuolo
(in collaborazione con Inchiostronline)
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