IL RICORDO DI GIANCARLO SIANI
Intervista al Deputato Paolo Siani
Nella sua ‘vita precedente’ Paolo Siani era primario dell’ospedale Santobono con il quale continua ad interagire attraverso report giornalieri di quei colleghi che, insieme agli amici della Fondazione POL.I.S e delle varie associazioni con cui ha collaborato in 33 anni, tengono saldo il suo legame con Napoli. Oggi, da deputato, ci ricorda l’inaccettabile fine di suo fratello Giancarlo avvenuta il 23 settembre 1985.
Inevitabile partire dal suo assurdo omicidio per mano della camorra. Un ricordo che per tutti i vomeresi, anche per i più giovani, è divenuto ‘memoria’. È possibile affermare che questi 33 anni non siano passati invano?
In questi 33 anni abbiamo fatto notevoli passi in avanti nelle nostre battaglie contro la malavita, anche se bisogna insistere e non abbassare mai la guardia. Nel 1995 è nata Libera, grazie a un’intuizione di don Luigi Ciotti, e in Campania è nato, prima nel 2007, il Coordinamento dei familiari delle vittime, e poi, nel 2008, per volontà della Regione, la Fondazione Polis che quest’anno ha quindi festeggiato i suoi primi 10 anni di vita. Proprio grazie alla Fondazione, abbiamo raggiunto due fondamentali risultati: garantire assistenza psicologica e legale ai familiari delle vittime, che non vengono lasciati soli con il loro dolore, e raccontare i fenomeni criminali dall’ottica dei vinti, che non si arrendono. Per noi familiari questo è un grande risultato.
Quale la sua opinione, più in generale, sul tema della sicurezza e sulla adeguatezza dei provvedimenti di politici?
Credo che la sicurezza debba andare di pari passo con l’affermazione della cultura della legalità. Intendo dire che l’attività repressiva è importantissima, certamente; ma a essa va affiancata un’intensa azione di sensibilizzazione culturale e di prevenzione che incida soprattutto sui giovani.
Ha sempre avuto una lettura molto attenta del fenomeno delle baby gang napoletane, oramai presenti anche al Vomero. Ci potrebbe illustrare il rapporto che queste hanno con la criminalità organizzata?
Il rapporto è strettissimo. Intanto è ormai appurato dagli investigatori che certe azioni violente rappresentano delle vere e proprie forme di affiliazione al crimine organizzato. Ma il vero legame è di natura (sotto)culturale. Il tredicenne che spappola la milza al coetaneo, a vent’anni diventa capo di uno dei tanti clan di questa camorra liquida e parcellizzata, perché cresciuto in contesti familiari e ambientali privi di riferimenti solidi. Se l’unica attrattiva per certi bambini, ragazzini e giovani è la strada, la violenza, la barbarie e il guadagno facile, il passo dal far parte di una baby gang a un clan di camorra è breve.
Eppure a Forcella, per citare un quartiere esposto al crimine, ci sono anche le baby song, al Rione Sanità ci sono tante realtà sociali impegnate nel valorizzare il patrimonio culturale del quartiere, e queste realtà vanno sostenute, incoraggiate, adeguatamente affiancate.
Ha stupito un po’ tutti la sua decisione di entrare attivamente in politica. Può spiegare le ragioni della scelta e tracciare un bilancio della sua esperienza come deputato?
Non è stata una scelta facile, anzi è stata molto sofferta e ho avuto bisogno di molti mesi per prendere una decisione consapevole. Non sono un uomo politico e non mi sono mai misurato con il mondo della politica attiva. Ho sempre guardato con rispetto e talora con circospezione quel mondo.
Ho portato avanti la battaglia per le vaccinazioni, che ha avuto un buon esito con il ritiro di un emendamento presentato al Senato, che avrebbe determinato dei rischi per i bambini. Resto ancora dell’opinione che nel momento in cui mi rendessi conto che stare seduto lì, al posto N 14 dell’Aula di Montecitorio, fosse inutile, tornerei con piacere, a tempo pieno, dai miei ammalati in ospedale.
Gianpaola Costabile
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