Strage sfiorata in via Cilea
Il Vomero diventa come il far west
Giovane aggredisce pattuglia della Polizia Municipale
Poteva essere una strage. Solo per un caso via Cilea non è diventata teatro di una sparatoria sanguinaria.
Nel corso di una rissa tra una pattuglia di vigili urbani e due persone, fermate poco prima per un incidente, un giovane 19enne riesce a sottrarre la pistola ad uno degli agenti e fa fuoco più volte. Ma andiamo per ordine. Alle 11.30 del mattino del 19 giugno una pattuglia della Polizia Municipale transita per via Cilea. All’altezza dell’incrocio con via Gemito, uno dei più trafficati e tra i più sorvegliati dell’area collinare, i componenti della pattuglia assistono a un banale incidente. Non capita di rado in una zona ad altissima densità di traffico come questa. Un furgone tampona una Smart che lo precedeva. Nulla di particolarmente allarmante. Ma basta poco per paralizzare il traffico in un punto così delicato per la mobilità. Dopo essere scesi dall’auto di servizio, i vigili invitano i protagonisti dell’incidente ad accostare i veicoli a lato della carreggiata e a scambiarsi le generalità, in modo da poter procedere, con le rispettive assicurazioni, alla verifica dei danni. Nel compiere la manovra per accostare, l’autista del furgone, evidentemente alterato, urta due auto in sosta. Basta questo per provocare una reazione tanto violenta quanto sorprendente. Sceso dal furgone C.S., 54enne di Pianura, scatta improvvisamente picchiando con violenza i due vigili. Si scatena una prima rissa che, seppur a fatica, sembra sedarsi grazie all’intervento di altri due agenti della Municipale. Ma è solo una calma apparente perché, dopo poco, l’autista del furgone colpisce un’agente donna con violenza e le frattura la mascella. A questo punto l’intervento dei colleghi è più energico e deciso. Si scatena una seconda rissa, più violenta, nel corso della quale il figlio dell’aggressore riesce a sottrarre la pistola a uno degli agenti. La punta contro i vigili gridando “lasciate stare mio padre!” e prova a far fuoco più volte.
Ma la pistola è messa in sicura e non ha il colpo in canna. I click della rivoltella non sono seguiti dall’esplosione dei colpi. Un miracolo. Subito gli agenti sono addosso al giovane, lo bloccano e lo disarmano.
Il giovane M.S. e il padre vengono ammanettati e portati via. Il primo con l’accusa di tentato omicidio, il secondo con quella di resistenza a pubblico ufficiale e violenza. “Si è trattato di un episodio molto grave – commenta il comandante dell’Unità operativa Collinare Gaetano Frattini – perché solo il rispetto delle norme del nostro regolamento interno, che prevede che i nostri agenti non debbano mai portare la pistola con il colpo in canna, ha impedito che ci fossero vittime in una strada che, a quell’ora, è sempre affollatissima di auto e pedoni”. “Quello che mi sconcerta – prosegue Frattini – è la futilità dei motivi che hanno condotto due persone ad aggredire i miei uomini e, addirittura, a cercare di ucciderli.
Il furgone era regolarmente assicurato, non trasportava niente di illegale; davvero non capisco tanta violenza dei conducenti senza alcun motivo.
Non c’era davvero nessun elemento che lasciasse prevedere simili conseguenze. I miei uomini si sono comportati in modo ineccepibile e professionale. Sono fiero di loro. Addirittura mi hanno chiesto di essere rimessi subito in strada dopo un episodio a dir poco scioccante.
Ma sappiamo bene che, spesso, la gravità di determinati episodi viene metabolizzata dalle vittime nel tempo e non immediatamente dopo l’evento. Per questo bisogna muoversi sempre con cautela.
Il danno maggiore lo ha subito la nostra collega alla quale è stata riscontrata la frattura della mandibola e ne avrà per qualche settimana.
La aspettano tutti, qui al comando, affinché riprenda il suo lavoro normalmente”. “Ho visto la morte in faccia – ha dichiarato Mario Cardone, l’agente della Municipale contro il quale è stata puntata l’arma – con quel ragazzo che mi puntava la pistola contro, gridando di lasciar stare il padre, mentre premeva il grilletto. Per fortuna non c’era il colpo in canna, noi non lo portiamo mai. Sono davvero fortunato a poter raccontare questo episodio”.
Francesco Licastro
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