Diego Occhiuzzi: L’argento di Londra dice basta
Lo schermidore napoletano si ritira dalle gare a 37 anni
Gli inizi da bambino, le difficoltà e i trionfi internazionali: “Ho portato in alto il nome di Napoli nel mondo.”
Tre medaglie olimpiche, 5 mondiali (un oro), 7 europee (5 ori), un bronzo alle Universiadi. A 37 anni compiuti lo scorso 30 aprile, Diego Occhiuzzi dice basta. Uno dei più grandi rappresentanti della scherma napoletana lascia l’attività agonistica. Lo farà il prossimo 10 giugno a Milano, al termine dei campionati italiani. “Sì, chiudo qui”, conferma Occhiuzzi in anteprima a Vomero Magazine. “Gli anni passano e non ho più gli stimoli giusti. Non ho voglia di togliere tempo alla famiglia e mi piacerebbe spendere energie per altri progetti. Penso di aver dato tanto a questo sport e, più in generale, allo sport cittadino. Ma ho anche ricevuto tantissimo, 3 medaglie olimpiche e il titolo mondiale non si possono dimenticare”. Tempo di bilanci, dunque, per lo sciabolatore vomerese: “Sono felice se penso di essere entrato nella storia della scherma napoletana. Ho portato alto il nome della mia città nel mondo: in ogni trasferta ho rivendicato con orgoglio la mia appartenenza”.
La carriera da sportivo è iniziata da bambino: “Sono di via Tasso, ho iniziato a 6 anni nelle sale del Circolo Posillipo. Ero molto portato per lo sport, al punto che ho vinto i miei primi campionati italiani a 10 anni nel fioretto. A 17 anni passai alla sciabola, a 20 mi trasferii a Roma, ma in Nazionale iniziarono presto i problemi con un commissario tecnico francese. Dopo un periodo complesso, insieme al mio maestro storico, Leonardo Caserta, iniziammo un percorso praticamente da zero che ci ha portato a vincere tutto. Forse potevo conquistare qualcosa in più nell’individuale se non avessi avuto problemi con quell’allenatore (Bauer, che lo mise fuori squadra, nda), ma fa parte del gioco, mi è servito per essere più ‘cattivo’ agonisticamente negli anni successivi”.
La medaglia che l’ha reso famoso è l’argento olimpico individuale alle Olimpiadi di Londra 2012. Occhiuzzi aveva 31 anni, dopo la vittoria in semifinale corse a baciare la fidanzata Valeria, che oggi è sua moglie e mamma di Aurora e Desirée: “Dopo la medaglia potevo entrare nel circuito televisivo, invece ho scelto la famiglia. Adesso sono felice di poter trascorrere più tempo con loro”. Londra, dicevamo: “A 31 anni ero ancora genio e sregolatezza, alternavo grandi prestazioni a delusioni cocenti. Avevo bisogno della consacrazione che arrivò quel giorno di fine luglio.
Per una volta non mi feci prendere dall’ansia, perdendo solo in finale contro il fenomeno ungherese Szilagyi”. Festeggiò insieme a Valeria, a mamma Anna e papà Bruno, prendendo in giro il compagno di Nazionale, Aldo Montano: “Sono più bello e oggi anche più forte…”.
Sei anni dopo, per Occhiuzzi è tempo di cambiare vita: “Il passaggio al dopo è delicato, fa un po’ paura perché noi sportivi viviamo in un mondo ovattato, dove tutto ci sembra dovuto. Il passaggio alla vita reale spaventa, capisco anche i grandi calciatori che si trovano a fare un salto nel vuoto. Io comunque faccio parte dell’Aeronautica Militare che è un po’ una seconda famiglia”.
Dopo Londra aprì una strada sul futuro fondando l’associazione Milleculure insieme ad altri olimpionici napoletani. Milleculure si propone di gestire impianti sportivi in città. Il primo è stato la “Palextra”, aperta al Polifunzionale di Soccavo: “È una struttura dove svolgiamo attività sportiva e anche sociale, i ragazzi in difficoltà economica non pagano la quota. Inoltre, in estate organizziamo un campus sportivo gratuito: i ragazzi, invece di stare per strada, vengono da noi a fare sport, dalla scherma al nuoto”.
Ma la situazione legata alle strutture sportive in città non è rosea: “A Soccavo abbiamo investito anche grazie ad alcuni sponsor, tra cui Farvima Medicinali di Mirko De Falco. È evidente – spiega Occhiuzzi – che occorre investire nello sport, abbiamo strutture in ogni quartiere della città che oggi sono chiuse e fatiscenti. Le soluzioni per le istituzioni sono due: rimetterle in sesto investendo direttamente, oppure darle ai privati. È una follia non potere fare sport, proprio al Polifunzionale sono chiuse due palestre di basket che riunivano 3-400 ragazzi, adesso dove sono? Il nostro è uno scopo sociale, vorremmo fare qualcosa di concreto per la città, mi auguro che in futuro ci venga data la possibilità di dare un contributo. Potremmo diventare i nuovi idoli dei ragazzi che vengono a fare sport. Altro che Gomorra”.
Una parentesi sulle Universiadi: “Sono molto preoccupato, siamo in ritardo e nessuno s’è rivolto alle associazioni che operano sul territorio. Noi siamo pronti”. Napoli ha perso un atleta, ma ha già trovato un ottimo dirigente sportivo.
Marco Caiazzo
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