La mafia costantemente sotto i riflettori
di Giulia Compagnone
Giuseppe Tornatore esordisce nel 1986 con Il Camorrista incentrato sulla figura di Raffaele Cutolo, boss della Nuova Camorra Organizzata, dalla cui volontà dipendevano le sorti di tutti. Una mafia sanguinosa basata su una struttura gerarchica, che agiva sotto gli occhi di tutti. Gli anni di Tangentopoli delineeranno un cambio di rotta. Da una parte una mafia efferata e dall’altra una silenziosa tra i salotti dei politici. Nel 2015 nasce la serie 1992 che si pone come obiettivo quello di rappresentare le dinamiche del tempo ricostruendo i vari eventi (impresa per molti non ben riuscita). Nel 2000 con il film I Cento passi si cerca di focalizzare l’attenzione sull’impegno civile. La figura di Peppino Impastato (ucciso nel ‘78, lo stesso giorno del delitto Moro) dipinta come paradigma di lotta, dolore e coraggio racchiude la voglia di cambiare sfidando ed affrontando la dura realtà, così come quella di Giancarlo Siani in Fortapàsc di Marco Risi. Nel 2008 Pif, pseudonimo di PierFrancesco Diliberto, decide di affrontare la tematica attraverso la chiave dell’ironia con La mafia uccide solo d’estate: Palermo, tra normalità e violenza. Dopo anni di silenzio e di assenza dagli schermi, nel 2018 con la serie di Canale 5 Liberi sognatori si torna a raccontare storie di vittime di mafia. Libero Grassi, Mario Francese, Emanuela Loi, Renata Fonte. Storie troppo spesso dimenticate, perché scomode e dolorose. Riportiamole al cuore, solo così le loro morti non saranno state vane.
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