Da Betty Boop ad American Dad di Fabio Marino
Nel 1930 esordì, negli Stati Uniti Betty Boop, un cartoon che certo non si poteva definire politicamente corretto e che non somigliava certamente alle animazioni che seguirono, come quelle di Walt Disney, piene di belle principesse, fulgidi eroi e mondi fantastici.
Con Chi ha incastrato Roger Rabbit? di Robert Zemeckis, il vecchio filone fu ripreso: si “sporcarono” di nuovo i personaggi dei cartoni animati facendoli diventare gli emblemi dei vizi e dei difetti dell’essere umano. Quest’onda venne cavalcata anche dal piccolo schermo che iniziò a trasmettere molte serie televisive che tutt’ora vengono viste.
Con i Simpson e South Park si portano avanti tematiche, trattate in maniera tutt’altro che oxfordiana, che vanno dalla politica all’abuso di droga e alcool, dalla religione al razzismo, dalla violenza domestica alla distinzione tra classi sociali. Con i Griffin e American Dad la satira è diventa più graffiante, irriverente e drammaticamente divertente.
Forse il segreto di questi cartoni è il fatto che argomenti forti vengano trattati con una ironia tipicamente Yankee, che non guarda in faccia a niente e a nessuno e affronta anche i temi più spinosi senza riserve e senza pietà.
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