Incontro con Maria Luisa Iavarone
Lo sport contro le baby gang
Coni: progetto per presidi di prevenzione
Cinque punti per combattere la devianza giovanile attraverso lo sport. L’idea arriva dal Vomero, nella sede del Coni Campania di via Alessandro Longo, a due passi dal Collana. Protagonisti: Sergio Roncelli, numero uno del Comitato regionale del Coni, e Maria Luisa Iavarone, la madre di Arturo, il ragazzo napoletano accoltellato da un gruppo di coetanei in via Foria a Napoli. Roncelli e la Iavarone si sono incontrati lo scorso 23 gennaio nella sede del Coni ed hanno esaminato percorsi comuni con cui affrontare il fenomeno del bullismo e delle baby gang. Roncelli ha innanzitutto portato i saluti del presidente Giovanni Malagò e di tutti i vertici nazionali, d’accordo sul manifesto programmatico creato dal Coni Campania. Malagò ha già garantito il suo appoggio alle iniziative che si intraprenderanno. Quelle in cantiere vedono coinvolte le Federazioni Sportive Nazionali, gli Enti di Promozione Sportiva, le Discipline Sportive Associate, le Associazioni Benemerite Sportive, i tanti campioni olimpici e mondiali con l’unico obiettivo di svolgere attività sportiva gratuita a favore dei giovani e divulgare il messaggio dello Sport come Modello di Vita. Il progetto prevede la creazione di una rete di partners istituzionali per attivare presidi stabili di prevenzione del rischio di violenza e marginalità minorile in grado di ridurre la precocità di ingaggio in fenomeni criminali e violenti di giovani appartenenti alla fascia di età 7-14 anni.
Ecco dunque nel dettaglio le 5 azioni del “manifesto” del Coni Campania, che Roncelli porterà all’attenzione del mondo sportivo nel prossimo Consiglio Regionale del 23 febbraio:
1) Proporre alle Federazioni, di concerto con le altre organizzazioni del territorio (Scuole, Oratori, Centri di aggregazione giovanile) di realizzare progetti che prevedano attività sportiva gratuita a favore dei giovani delle zone a rischio di devianza giovanile e di bullismo;
2) Organizzare incontri fra Campioni dello Sport e giovani a rischio, per promuovere il messaggio dello Sport come “Modello di vita”. L’esperienza ha sempre dimostrato che i giovani recepiscono maggiormente questi messaggi se portati da Campioni dello Sport;
3) Creare una campagna di diffusione di messaggi video e spot promozionali sui principali canali di comunicazione, nelle pagine facebook, twitter ecc., per diffondere il valore dello sport inteso come integrazione e inclusione sociale e contro ogni forma di bullismo;
4) Organizzare un apposito gruppo di volontari del mondo sportivo denominato “Lo sport con Arturo contro il bullismo” che sia presente con uno stand negli eventi sportivi per distribuire materiale promozionale;
5) Creare una rete di partners istituzionali (Scuole del territorio, Municipalità, Società Sportive, Parrocchie ed oratori, Centri culturali) per attivare presidi stabili di prevenzione del rischio di violenza e marginalità minorile. Compito dei presidi educativi è quindi quello di coordinare il lavoro di tutti i partner della rete per rendere più efficace e mirata l’azione educativa e di recupero.
“I presidi educativi in città sono numerosi ma scollati tra loro”, dice Roncelli. “Abbiamo dunque pensato di mettere in rete tutti i partner, realizzando un progetto unico. Abbiamo pensato ad una piattaforma del Coni Campania all’interno della quale fare confluire le idee di scuole, associazioni e di tutti gli altri attori in campo. Lo sport è uno degli ultimi presidi presenti nella società in grado di dare direttive etiche e morali. Saranno previsti accessi gratuiti alle discipline sportive per i ragazzi più a rischio, ma vogliamo anche che attraverso l’attività fisica si intervenga su meccanismi di inclusione sociale”. Dunque lo sport come arma contro la violenza minorile, il bullismo e le baby gang. “Lo sport può fare molto, con le sue regole – ha detto la Iavarone -. Arturo è stato accoltellato alle spalle ed erano in 4 contro 1, così non è ‘giocare’ lealmente. È una metafora per sottolineare che nella testa di questi ragazzi non c’è mai stata una rappresentazione leale del confronto tra coetanei, magari anche scomodo, ma sostenuto in maniera leale”.
Marco Caiazzo
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