Recco, l’altra faccia delle nature morte
Via Giuseppe Recco (nato a Napoli nel 1634 e morto ad Alicante, in Spagna nel 1695) più che una strada è un tronco di strada. Ma in cambio mette in comunicazione Piazza degli Artisti con Via Antignano.
Il che significa un insediamento fra i più antichi della città, a nord dell’area flegrea.
E per giunta è molto vicina alla strada intitolata a Giovan Battista Ruoppolo. Così i due grandi pittori napoletani, autori consacrati nel genere delle nature morte- in prevalenza a tema marino- genere che riscosse particolare successo lungo tutto l’Ottocento, si ritrovano vicini anche nelle strade. E qui va aggiunto che i due artisti, di ampio respiro internazionale, vanno ricondotti alla grande lezione di Caravaggio, operante a Napoli proprio in quegli anni.
Recco, come altri pittori della sua famiglia, dipinse con grande padronanza anche nature morte vegetali, nelle quali riecheggiano motivi fiamminghi e influssi caravaggeschi.
A differenza del filone di scuola napoletana, le nature morte di Recco si ispirano anche a soggetti come tappeti, strumenti musicali, broccati.
Per non dire di quei dolciumi, così perfetti da sembrare veri, come sottolineava il critico De Dominici. Contrariamente a un costume piuttosto diffuso in quegli anni Recco firmerà e daterà quasi sempre i suoi quadri.
Talvolta ricorrerà all’uso della sigla G.R. e questo darà luogo a problemi di attribuzione delle opere tra lui, il padre Giacomo e Giuseppe Ruoppolo.
Tra le opere, degne di ogni ammirazione, vanno ricordate la “Natura morta con pesci e tartarughe” e “Vassoio di peltro con anguria, funghi e frutta”, oggi al Museo di Capodimonte.
Il tempo ha segnato il destino anche delle nature morte. Che dai greci (le famose Xenie) hanno conquistato gli amanti d’arte ed alimentato a lungo il mercato.
Oggi, direi che sono uscite di scena. Per cui vanno ricercate nelle grandi collezioni e nelle sale dei maggiori musei.
di Camilla Mazzella laureata in Studi storico-artistici
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