Le strade del Vomero commemorano gli eroi della I Guerra Mondiale
24 ottobre ‘17: centenario della disfatta di Caporetto
Che Napoli sia un ‘museo a cielo aperto’ è una considerazione solo apparentemente retorica.
Con il suo connubio di storia ed arte, la nostra città racconta, infatti, il proprio passato grazie ai numerosi siti artistici e monumentali che la caratterizzano, facendo innamorare i tanti turisti che, anche in questo autunno 2017, la stanno animando, numerosi. Ma che anche la toponomastica, specie in quartieri come quello dell’Arenella, possa fornire indicazioni storiche di grande interesse, può rappresentare uno spunto di riflessione, significativo per tutti noi. Pensiamo, per esempio a Piazza Medaglie d’oro, piazza situata nel cuore dell’Arenella, da cui si diramano strade intitolate a uomini di valore, tanto coraggiosi e generosi da ottenere, appunto, la medaglia d’oro al valor militare. Ormai vicini alla conclusione del centenario della Prima Guerra Mondiale, la cosiddetta Guerra del ’15-‘18, approfittiamo dell’opportunità che la bella piazza del quartiere Arenella ci offre, per ‘fare memoria’.
Il 24 ottobre si è commemorato il centenario della dodicesima battaglia sull’Isonzo, meglio nota come la “disfatta di Caporetto”, con il suo drammatico ed impressionante bilancio: 12.000 morti, 30.000 feriti, 280.000 prigionieri. In quella battaglia perse, eroicamente, la vita anche il tenente colonnello Maurizio de Vito Piscicelli, a cui sono intestate una strada ed una scuola: il 55°Circolo Didattico. Ex allievo della Scuola Militare ‘Nunziatella’ di Napoli, Piscicelli è stato ricordato per le sue doti di umanità e di signorilità da un suo sottoposto, il tenente Mario Muccini che, scampato alla battaglia di Caporetto, ha realizzato un memoriale sulla Grande Guerra dal titolo: ”Ed ora, andiamo!”. Non è un caso, dunque, che la Scuola Militare Nunziatella abbia fortemente voluto commemorare il sacrificio di Piscicelli, insieme alla scuola a lui intestata, a cento anni dalla sua scomparsa sul fronte del Kamno alto.
Tra l’altro, il busto del tenete colonnello Piscicelli è esposto, insieme a quello di altre ‘medaglie d’oro’ della Grande Guerra, nella sala antistante la “Sala della Giunta” a Palazzo San Giacomo: busti bronzei voluti negli anni Venti del secolo scorso dall’amministrazione comunale dell’epoca. Tanti furono gli eroi napoletani a partire per il fronte, impegnati in una guerra che riunì, sulle Alpi nord orientali della nostra penisola, giovani uomini variegati per provenienze geografiche e differenze culturali, a poco più di cinquanta anni dall’Unità d’Italia. Uomini disorientati e, nella maggior parte dei casi, analfabeti.
Ragazzi che, su quelle montagne, hanno perso la vita ed i cui corpi non stati mai più restituiti alla pietà dei propri familiari. Difficile ricordare le gesta di ognuno di loro. Ma come non segnalare Ugo Niutta, a cui è dedicato l’aeroporto di Capodichino di Napoli, primo aviatore della Grande Guerra o Mario Fiore morto il 17 giugno 1918 sul Piave o, ancora, il comandante Guido Menzinger morto nel 1916 al confine tra il Veneto e il Trentino? E poi Edgardo Cortese, Raffaele Labroja, che concluse la sua vita nella battaglia sul Tagliamento nel 1918, Francesco Blundo, Raffaele Stasi, Ottavio Caiazzo, Teodoro Capocci, Alberto Verdenois, Ugo Palermo, Edoardo Suarez anche quest’ultimo allievo della ‘Nunziatella’. Ma se questi eroi “abitano” le strade adiacenti a Piazza Medaglie d’oro, nel cuore della V Municipalità, va segnalata anche la “presenza” del colonnello Luigi Caldieri, fiorentino, morto in combattimento il 2 novembre del 1916 a San Grado di Merna. D’altra parte, merita una menzione anche l’eroismo di quei militari che si distinsero in differenti momenti dell’attività bellica italiana, ricevendo il più alto riconoscimento: Sergio Abate, Domenico De Dominicis, Raffaele Tarantini, Francesco Verrotti, Marcello Casale De Bustis, Giuseppe Orsi e Francesco Muzii, a cui è intestata la piazza che ospita la statua di Salvator Rosa. Tutti “presenti” nello stradario della V Municipalità, a raccontare il cuore di Napoli, il coraggio e la generosità del suo popolo.
Attitudini morali, che contrastano con quei cliché culturali, che troppo spesso hanno preceduto la reputazione della nostra gente, mentre, come la Storia ci insegna, essa ha più volte mostrato doti di coraggio e determinazione. E i nomi, che svettano nella lapide di Piazza Quattro Giornate, testimoniano e confermano la forza dei tanti napoletani coraggiosi, che hanno saputo onorare Napoli e l’Italia.
Gianpaola Costabile
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