Il medico che fa sorridere i bimbi africani
di Manuela Ragucci
Dal Santobono ai paesi poveri del terzo mondo:
Federico Iacono racconta il suo impegno umanitario
“Non sapremo mai quanto bene può fare un semplice sorriso” diceva Madre Teresa di Calcutta. Purtroppo nella fretta della quotidianità il potere del sorriso è sottovalutato. Ma ci sono persone che, proprio grazie ai sorrisi, quelli dati e ricevuti, compiono ogni giorno delle piccole grandi magie. Una di queste è il dottor Federico Iacono, che svolge la sua professione presso il reparto di oftalmologia pediatrica dell’ospedale Santobono di Napoli.
Il dottor Iacono con dedizione, passione, pazienza e con tanti sorrisi dal 2000 si occupa dei piccoli pazienti dell’ospedale del Vomero ed ha partecipato a numerose missioni umanitarie in paesi poveri.
Cosa significa lavorare in pediatria e in particolare in un reparto oculistico a Napoli?
“Lavorare a contatto con i bambini richiede forse una maggiore dose di pazienza e tenerezza rispetto ad un paziente adulto, ma poi ci si abitua e lavorare con i piccoli diventa un fatto naturale.”
Il pensiero va immediatamente agli incidenti legati ai botti di capodanno. Qual è la tendenza, sono diminuiti rispetto agli anni scorsi?
“Si, sono diminuiti negli ultimi anni grazie alla prevenzione. Un grande plauso va alle forze ordine e ai mass media che hanno aiutato molto in questo lavoro di prevenzione. Quando però capita un bambino che perde l’occhio a causa di un incidente di questo tipo, c’è una grande amarezza ed è davvero dura da comunicare ai genitori. Rispetto ad un adulto che ha avuto lo stesso tipo di incidente è che il bambino dovrà vivere tutta la sua vita con quel danno, quindi in questi casi, la differenza tra un paziente adulto e un bambino è davvero più forte”
Parliamo dell’incontro con l’Africa e l’impegno umanitario.
“Sono stato quattro volte in Africa e una volta in Cambogia con Emergency. In west Africa sono stato in paesi davvero poverissimi come il Togo, Benin e Ghana e in est Africa la missione era in Kenia presso l’ospedale “North Kinangop Catholic Hospital” di Kinangop vicino Nairobi dove c’è meno povertà rispetto ai paesi del west Africa. Di tutte queste esperienze conservo un bellissimo ricordo professionale e umano. In quei paesi non c’è distinzione tra adulti e bambini poiché non ci sono reparti pediatrici, non c’è una specializzazione. Ho curato pazienti da 0 a 90 anni.”
Quali sono le patologie più frequenti in Africa?
“La cataratta è la patologia più frequente ed è presente anche nei giovani ed è devastante perché lavorando nei campi e coltivando la terra, quando non hai più la vista non puoi più nemmeno lavorare e in quel contesto sei ancora più sfortunato degli altri. Quando capitano pazienti affetti da cataratta bilaterale si opera un occhio alla volta così da consentire al paziente di vedere sempre e quindi metterlo in condizione di poter lavorare”.
Qual è la sensazione che rimane dopo aver portato avanti queste importanti esperienze?
“Queste persone sono poverissime ma sono persone gentili, educate e riconoscenti. E’ stupefacente la loro voglia di vivere, e poi loro sorridono più di noi. I loro sorrisi, i volti gioiosi, questo è quello che conservo nel cuore. Questa gioia che dimostrano dopo l’intervento ti ricompensa di tutto, delle ferie perse, del denaro che spendi per il viaggio, della fatica, di tutto. In questi paesi poveri non ho mai avuto paura di essere derubato, non ho mai percepito pericolo. Rubando una macchina fotografica avrebbero potuto vivere per mesi, ma non è capitato mai nulla di questo genere, ne’ a me, ne’ ai miei colleghi. Nessuno ha preso nulla, tranne i sorrisi, quelli sì, ne ho ricevuti di bellissimi e di rimando ne ho dati tanti, e questo è quello che ancora scalda il cuore.”
Commenti
No Banner to display
Leave a reply
Devi essere connesso per inviare un commento.
“Ponte di via S. Giacomo dei Capri: i soldi ci sono”
Aldo Masullo riceve la cittadinanza onoraria
Napoli Comics chiude i fumetti perdono la casa
Dai principi di Santobono all’Ospedale pediatrico
La moda al Vomero indossa il nastro rosa in favore dell’ Airc.