Boraley porta un pò di Svizzera al Vomero
Fumetto: una passione diventata professione
“Sono un consumatore di matite, pennarelli e fogli, sin da bambino”. Così si presenta Steve Boraley disegnatore della squadra Bonelli, nato in Svizzera, ma napoletano da oltre 30 anni, che ci racconta come ha mosso i primi passi nel mondo dei comics.
“La mia passione per i fumetti è nata da piccolo, quando ero in Svizzera. Grazie a mio padre, giravano in casa parecchi fumetti franco-belga, come Spirou, Lucky Luke o Blueberry, e riviste come Metal Hurlant. Non erano necessariamente fumetti adatti alla mia età, ma passavo le giornate a sfogliarli. Arrivarono in un secondo momento i supereroi americani”.
A che età hai iniziato a disegnare e quando hai capito che sarebbe potuto diventare un mestiere?
Probabilmente decisi di fare il fumettista già nel 1978 quando fui folgorato, come molti bambini di quella generazione, dal robot giapponese Goldrake. Credo sia stato il primo personaggio che provai a disegnare.
Ho capito che c’erano possibilità di diventare un professionista durante il terzo anno della Scuola Comix quando mi proposero di inviare un book dei miei lavori allo sceneggiatore Berardi che si mostrò interessato. Così iniziai un periodo di apprendistato che mi portò a lavorare su Julia alla fine del 2001.
Cosa c’è di Napoli nei tuoi disegni?
La parte più napoletana del mio lavoro è forse nella recitazione dei personaggi, in una gestualità che in alcuni casi può anche essere un po’ sopra le righe, ma funzionale nel raccontare determinati momenti di una storia.
Con Julia ho avuto l’occasione di disegnare Napoli in un albo di qualche tempo fa (il numero 209 “Vedi Napoli e poi muori”) dove la criminologa visitava la città con il fidanzato italiano per poi imbattersi in un caso di omicidio che rese la sua gita partenopea un po’ più “movimentata”.
Da vomerese: raccontaci pregi e difetti del quartiere.
Il Vomero fin dall’infanzia è stato il mio punto di riferimento a Napoli. Quando vivevo in Svizzera trascorrevo le vacanze
estive da mio nonno materno, a via Cilea. Anni dopo è diventata casa mia, quando mi sono stabilito in Italia. Anche se svizzero di nascita, in pratica sono sempre stato vomerese.
A cosa stai lavorando adesso?
Adesso lavoro ad un nuovo episodio di Julia riguardante la serial killer Myrna Harrod, nemesi numero uno della protagonista. Disegnare le gesta di una psicopatica può essere spesso molto “divertente”.
Quanto tempo si impiega per completare un albo?
Il tempo impiegato per completare un albo varia da disegnatore a disegnatore e dai tempi di consegna richiesti dall’editore. Personalmente, impiego mediamente 7/8 mesi per un albo di 126 pagine.
Quali sono il tuo personaggio e il tuo autore preferiti?
Non ho proprio un personaggio preferito. Mi affascinano, ad esempio, Daredevil così come Saguaro o le atmosfere anni ‘70 del commissario Spada. Anche la fantascienza sarebbe interessante da esplorare, a prescindere dai protagonisti. Mentre tra i miei autori preferiti ci sono di sicuro Vannini, Mazzuchelli, Raymond, Seijas e Acuna.
Per alcuni anni hai anche insegnato disegno.
Ho avuto l’occasione di insegnare per 5 anni alla Scuola Comix. Proprio presso la scuola, ho imparato il “mestiere” da docenti di valore come Ricciardi, Nespolino e Bigliardo, per poi avviare il mio lavoro per Berardi su Julia. Essere stato prima allievo poi docente, mi ha spesso portato ad immedesimarmi nei miei studenti. Poter dare una mano a qualcuno che come te vuole fare fumetti è stato spesso molto appagante. Un po’ come alle fiere, a scuola si condivide la passione per il fumetto aldilà del ruolo.
A proposito di fiere, che rilevanza hanno per il mondo del fumetto?
Le fiere sono fondamentali sia per gli addetti ai lavori che per gli appassionati e sono un’ottima occasione per condividere con altri la propria passione.
Anche per gli aspiranti fumettisti è spesso un’opportunità per incontrare editori: facendo visionare il proprio portfolio si possono raccogliere indicazioni su come correggere il proprio lavoro e si inizia a entrare nel mondo del fumetto in maniera professionale. Molti fumettisti hanno girato fiere su fiere prima di trovare un editore che gli desse l’opportunità di debuttare in edicola.
Tornando a Julia, il suo viso è ispirato ad Audrey Hepburn, che volto daresti, invece, ad un personaggio di tua invenzione?
Non saprei di preciso a chi ispirarmi per creare un personaggio. Non sempre le facce più caratteristiche ed interessanti si trovano al cinema. Anche girando per strada si possono incrociare persone con fisionomie perfette per determinati personaggi o storie. Il disegnatore per
“deformazione professionale”, cerca spunti ovunque e magari un giorno incrocerò il protagonista di una mia futura storia ai giardinetti di via Ruoppolo o sulle scale mobili che portano alla funicolare di Montesanto.
Chissà…
Giuseppe Porcelli
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