Negli ultimi decenni la ricerca internazionale, finalizzata alla formulazione di Materiali intelligenti, o – con un termine anglo sassone – Materiali Smart, si sta sempre più ispirando alla Natura. Studiandone i sistemi e le strutture, che si sono evoluti attraverso processi lenti ma estremamente efficaci, i ricercatori cercano di imitare le proprietà di sistemi naturali per ottenere materiali con prestazioni straordinarie e mirate a un preciso scopo, consentendo in questo modo la realizzazione di nuovi materiali prima impensabili. Così, per ottenere materiali con altissima repellenza all’acqua e auto pulenti ci si ispira alle “foglie del loto” (effetto loto) o, per ottenere alta adesione, ci si ispira alla struttura delle “zampe del geco” (effetto geco). Una delle applicazioni più interessanti, che viene studiata in campo aeronautico, è quella dei materiali auto riparanti cioè polimeri e compositi che possono auto ripararsi in seguito a un danno subìto, come se fossero tessuti biologici o viventi, ma ancora più rapidi nel farlo. I materiali auto riparanti sono una classe di materiali intelligenti in grado di recuperare, parzialmente o totalmente, un danno meccanico in maniera autonoma o in riposta ad uno stimolo esterno. Tali materiali nascono dall’esigenza di estendere la vita utile dei prodotti, preservandone l’integrità meccanica e/o la funzione. L’idea di base è stata quella di inserire nel materiale microcapsule dal diametro di 10 millesimi di millimetro, contenenti un liquido capace di polimerizzare. Quando il materiale subisce una rottura, i liquidi fuoriescono dalle capsule e, in presenza di un catalizzatore, formano un gel che solidificandosi ripara il materiale. Voleremo più sicuri, nel futuro, con i materiali self healing!

Vittoria Vittoria professore ordinario di chimica 

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