C’era una volta la Pedamentina
Un tempo era famosa in tutto il mondo per i suoi scorci mozzafiato dai quali è possibile ammirare la cartolina di Napoli, e per le tante coppiette che amavano passeggiarvi, mano nella mano. Oggi, la Pedamentina di San Martino regna nel degrado più totale, tra graffiti e erbacce incolte, per non parlare degli infiniti cocci di vetro, esposti e mai rimossi, lungo la prima scalinata. E’ sotto gli occhi di tutti questa assurda situazione. Non è bastata nemmeno l’azione di pulizia collettiva promossa a metà luglio 2016 dai cittadini del posto, per far scoraggiare gli aspiranti “writers” dall’utilizzo della bomboletta spray su questi muri storici. I murales senza senso e le scritte sui muri imperversano squallidamente durante tutto il tragitto, senza alcuna pietà: persino il cartello che segnala l’itinerario è oppresso da adesivi e altrettanti tag. Già tra gli anni ’80 e ’90 erano tantissime le lamentele degli abitanti della Pedamentina: “ quando ero bambino ricordo che c’erano erbacce dappertutto e non ho mai potuto ammirare questa salita nella sua intera bellezza. Questa scalinata è anche una strada dove ci sono persone che ci abitano, invece per le istituzioni noi non esistiamo, spesso non vengono a raccogliere nemmeno la spazzatura!”- tuona con rabbia un cittadino della zona. La presenza di tossicodipendenti e scippatori in qualsiasi ora del giorno non fa altro che impensierire maggiormente i turisti, che auspicano di poter intraprendere il percorso senza nessun problema. Ma i tempi antichi oramai sono andati e la Pedamentina è una delle tante arterie della città di Napoli; questa strada, secondo gli abitanti, dovrebbe essere valorizzata ancora di più, vista l’importanza storica che ne detiene. L’ etimologia della parola Pedamentina deriva dal latino pede montanus, e sottende il significato di ascesa verso il polo di attrazione collocato in alto: la Certosa di San Martino e il Castel Sant’Elmo, appunto. Con i suoi 414 scalini collega la Certosa di San Martino al centro storico della città (in particolare al corso Vittorio Emanuele). Questa strada fu iniziata nel XIV secolo dagli architetti Tino di Camaino e Francesco de Vito, per agevolare il trasporto del materiale necessario alla costruzione della Certosa di San Martino i cui lavori ebbero inizio nel 1325 per volere di Carlo di Calabria, primogenito di Roberto d’Angiò. All’inizio la Pedamentina era formata solo da alcuni tornanti che risalivano la collina con andamento ampio e regolare (come appare nella carta di Duperac Lafrery del 1566). Solo in seguito, con l’accrescersi del suo utilizzo e l’inserimento nel perimetro murario, furono costruite le scale, così come rappresentate nella pianta del Duca di Noja. Con il tempo ha subito moltissimi rifacimenti vivendo ai tempi dei re, mentre ora, dall’ ingresso di San Martino, che un tempo accoglieva i cittadini della Napoli antica, si resta basiti dall’imbarazzante cumulo di vetro di bottiglie che nel tempo ha creato una vera e propria nuova forma di terriccio sottostante. Sentendosi emarginati, i cittadini desidererebbero la realizzazione d’interventi volti a “spezzare” il lungo percorso, tramite la creazione di motivi di sosta e di centri che, su più quote, siano in grado di polarizzare i flussi di persone provenienti sia dal Vomero che dal corso Vittorio Emanuele. Adesso bisogna che la Pedamentina torni a splendere e che gli sia riconosciuto il suo valore storico- culturale; è un bene dell’Unesco, è un simbolo della città, ha è citata su ogni guida di Napoli, è un museo a cielo aperto grazie alla sua storia, occorrebbe trattarla con più rispetto.
Francesco Li Volti
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