Il sindaco delle Case puntellate: la storia di “masino”
Spesso tra uomo e territorio si crea un legame molto particolare. Non si tratta di semplice affezione, bensì di qualcosa di più profondo che esula dalle abitudini per spingersi ad un attaccamento viscerale con il proprio quartiere, un sentimento capace di far diventare, chi lo prova, espressione di ciò che lo circonda.
Il Vomero ed in particolare le “case puntellate” sono teatro di quanto appena descritto, grazie alla figura di Tommaso Naddei detto “Masino”. Nato il 04/07/1935, grazie alla sua personalità vivace e ad una innata capacità di relazionarsi con il prossimo, il signor “Masino” è diventato nel tempo un vero e proprio punto di riferimento per gli abitanti della zona, tanto da meritarsi l’appellativo di “Sindaco delle case puntellate”.
Incuriositi dai racconti sulla sua figura, abbiamo deciso di conoscerlo di persona.
Da quanti anni siete residente al Vomero?
“Da sempre. Vivo nella stessa casa dove sono nato e cresciuto. Mi trovo in quello che viene definito il Palazzo dei Carabinieri, ossia un vecchio convento dotato di cappella gentilizia, donato dalle suore all’arma dei Carabinieri, da qui il nome, ed in un secondo momento frazionato e venduto ai privati”.
Avendo vissuto sempre al Vomero saprebbe descrivermi in che cosa è cambiato il quartiere nel corso degli anni?
“Tralasciando i cambiamenti più palesi, riguardanti la trasformazione da collina dedita alla coltivazione a vero e proprio tessuto cittadino, posso dire che la trasformazione che più mi ha colpito riguarda altri aspetti. Prima infatti il quartiere non era ricco. Eravamo per la maggior parte poveri. Non c’era tanto denaro ma dalla nostra avevamo l’essere tutti uniti. Ci conoscevamo tutti e ci si aiutava l’uno con l’altro. Il quartiere in realtà era una grande famiglia. Con il tempo e con il crescere dell’urbanizzazione le cose sono cambiate. Sono aumentati i gli abitanti e soprattutto è aumentata anche la ricchezza. Questo ha portato in un certo senso alla perdita di quelli che erano valori genuini. C’è più diffidenza e le persone sono più chiuse rispetto al prossimo. Una cosa non è cambiata: i ragazzi, proprio come facevamo noi, continuano a riunirsi tra via Scarlatti e via Luca Giordano”.
Che ricordi ha della guerra? Si trovava al Vomero in quei anni?
“Si ero al Vomero. Ricordo che la fame era tanta e per tirare a campare bisognava sapersi muovere. Ricordo che con alcuni amici stretti, ci intrufolavamo di nascosto nel Collana, all’epoca occupato dalle truppe tedesche, per rubare qualcosa da mangiare per noi e per le nostre famiglie. Erano anni difficilissimi, ma per fortuna con l’arrivo degli americani, la situazione migliorò un pochino. Cacciati i tedeschi, non era più necessario rubare il cibo perché erano gli americani stessi a distribuirlo. Un altro ricordo che ho di quel periodo riguarda la scuola Vanvitelli. Durante il conflitto infatti, la scuola fu usata dagli alleati come ospedale militare. Noi ragazzi la sera andavamo lì e nel cortile tiravamo di boxe per dare spettacolo ai militari. Ricordo che chi vinceva veniva premiato con le gomme masticanti le caramelle o con qualche lira americana”.
Parliamo del lavoro. Di cosa si occupava?
Fin da ragazzo ho sempre lavorato tanto. Dal 54 in poi sono stato impiegato alla SME, diventata poi l’attuale Enel. Ma non mi sono fermato a questo. Con il tempo sono diventato anche commerciante arrivando a gestire due negozi. Uno a via Scarlatti ed un altro a via Luca Giordano.
…e l’amore?
“Da sempre sono stato innamorato di una ragazza che abitava nel mio stesso palazzo. Siamo cresciuti insieme e appena raggiunta l’età adulta l’ho sposata. Il nostro matrimonio è durato la bellezza di 54 anni. Dalla nostra unione sono nati tre splendidi figli, oggi ovviamente adulti, che incontro tutti i giorni in tabaccheria per la rituale giocata al lotto”.
Perché le hanno dato l’appellativo di sindaco delle case puntellate?
“Forse perché sono il più anziano in zona…A parte gli scherzi, credo sia perché essendo storico nel quartiere e conoscendo tutti, sono diventato un po’ un punto di riferimento. In molti mi chiedono consigli e pareri sulle questioni di tutti i giorni, ed io cerco di dare sempre il mio aiuto. Da una vita sono membro, così come lo è stato mio padre, dell’Associazione Cattolica Maria Santissima Architiello. Fino allo scorso anno ne sono stato anche il presidente. L’associazione è molto attiva, e per me è un modo per riunirsi tra amici e conoscenti in maniera sana”.
Cosa migliorerebbe dei quartieri Vomero ed Arenella?
“Migliorerei il controllo sul territorio. Vorrei vedere in strada più Polizia Municipale. Ultimamente in giro vedo pochi agenti e il quartiere è sempre più disordinato. Vorrei che chi di dovere facesse rispettare il codice della strada. Questa situazione rischia di mettere in pericolo i cittadini. Ad esempio ho notato che l’incrocio tra l’uscita di via case puntellate, via Gemito e via Saverio Altamura, così com’è rappresenta un vero pericolo perché nessuno rispetta i sensi di marcia e le precedenze, nelle ultime settimane ci sono stati ben tre incidenti. Sarebbe bello se per un po’ ci fosse qualche agente a controllare il traffico. Per il resto tutti noi nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa di concreto per migliorare il nostro quartiere. Basta essere civili ed uniti per il bene comune”.
Mirko Galante
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