“350 LUOGHI COMUNI” IL NUOVO LIBRO DI FRANCESCO DEL VAGLIO
Nel suo ultimo libro propone 350 luoghi comuni, un modo di dire al giorno o quasi. Effettivamente le frasi fatte riempiono i nostri discorsi.
Non sarà che non abbiamo più niente da dire?
Io direi che i luoghi comuni sono quasi tutti antichi se non antichissimi, perché oggi non si ha il tempo, la voglia e l’arguzia per crearne di nuovi. È vero: i nostri discorsi sono zeppi di frasi fatte e non è questa la cosa peggiore; spesso la tragedia si verifica quando esprimiamo un nostro pensiero profondo, il più delle volte, dall’alto della nostra ignoranza. È vero, abbiamo poco da dire e inoltre, quel poco, lo esprimiamo male.
Nel libro alcuni luoghi comuni sono accompagnati anche dalle vignette. Sono quelli che lei preferisce?
Assolutamente no. Ho realizzato le vignette sugli argomenti che più si prestavano a una battuta. Come perdere l’occasione, per l’espressione: “Noi usiamo solo il 5% del nostro cervello” di far dire al grande Toninelli: “Io lo uso tutto. Il mio è il 5% dei cervelli normali!” o anche, per la locuzione che fa riferimento al ventennio fascista: “Una volta si poteva lasciare la porta aperta” c’è la moglie che dice al marito: “Non chiudi la porta? E se vengono i ladri?” e il marito, di rimando: “Al limite, ‘e mariuole ce ponno lassà coccosa!”. E ancora la vignetta inerente il modo di dire: “L’amore è cieco” mostra una partecipazione di matrimonio in cui da un lato si legge: “Giuseppe Esposito e Anna Rossi annunciano, finalmente! che la figlia Maria ha trovato chi se la sposa: Antonio Verde” e dall’altro lato: “Alfredo Verde e Tina Bianchi annunciano, loro malgrado, che il figlio Antonio ha deciso di rovinarsi con Maria Esposito”.
Veniamo al sodo, quali sono i luoghi comuni che caratterizzano la nostra epoca? È proprio vero che tutto il mondo è paese?
La hit parade di quelli che più caratterizzano i tempi che viviamo? 1° Io non sono razzista però restassero a casa loro; 2° In casa non c’è più dialogo; 3° Il maschio moderno è in crisi ma non lo vuole ammettere; 4° Con l’euro si spende il doppio; 5° Qui una volta era tutta campagna.
Per quanto riguarda l’interrogativo se tutto il mondo è paese, Le rispondo sì, facendo un distinguo, ovvero ci sono paesi più avanzati, più progrediti, più civili, più democratici e altri, che sempre paesi sono, ma non hanno sono all’oscuro di tali caratteristiche.
Se dovesse descrivere la nostra città ed il Vomero, quale espressione sarebbe più calzante, secondo lei, per descriverne la realtà?
La locuzione più inerente credo sia: “Non c’è niente da fare, come si mangia in Italia…” laddove, principalmente per il nostro quartiere collinare, questo luogo comune andrebbe cambiato in “Non c’è niente da fare, come si mangia al Vomero…”. Perché, diciamoci la verità, se al Vomero non si va per ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, pub, fast food, birrerie, creperie, bar, cornetterie, etc… cosa resta? Ovviamente ho esagerato ma, forse, c’è un fondo o anche qualcosa in più di un fondo di verità, in questa realtà che ci circonda. Non dimentico la bellezza di Castel Sant’Elmo o il lussureggiante verde della Villa Floridiana ma con il suo esclusivo Museo Nazionale della Ceramica Duca di Martina ma, per il resto, il Vomero è un ristorante a cielo aperto.
Ciro De Biase
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